Piccola pillola sulla felicità vista attraverso Epicuro, Spinoza e Bacone, brevemente...
Questo breve contributo scritto intende trattare, trasversalmente, un argomento cui ci si è dedicati nelle giornate di ieri di oggi e, pertanto, metodologicamente, null'altro vuol essere che un brevissimo tentativo di sintesi tra quanto si è già affermato e, quanto, brevemente, si dirà ora.
Il tema era (ed è) quello della felicità, ovvero del trovare la migliore strada possibile per vivere - senza forma alcuna di utilitarismo e mero tornaconto personale, ancorché pragmaticamente - la propria realtà.
Il tema è antico è già tutti i filosofi vi avevano senz'altro atteso. Ieri si è poi citato Epicuro che rappresenta una delle scuole che sorgono dopo il grande periodo dedicato storicamente dalla filosofia alla conoscenza per rimarcare, con più vigore, il discorso etico.
Non che prima non lo si fosse fatto, certamente, ma ora, le varie scuole, Scetticismo, Epicureismo, Stoicismo ed Eclettismo si dedicano principalmente (anche se non in via esclusiva) al discorso etico
Addirittura, per Epicuro, il filosofo è investito di un ruolo (molti filosofi effettivamente si sentono investiti di una certa qual responsabilità morale sul piano pedagogico nei riguardi degli altri uomini, persino Schopenhauer) ben preciso che gli fa chiaramente dire, senza timore di smentita: "Vuoto è l'argomento del filosofo che non dà sollievo all'umana sofferenza", come se fosse - di fatto - un fallimento non garantire, insegnando e vivendo "secondo" la filosofia, una certa qual forma di felicità asserendo nella Lettera a Meneceo che "Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell'animo nostro." Il messaggio è piuttosto chiaro...
Così come si diceva proprio ieri di Baruch Spinoza, secondo cui l'uomo ricerca - in tutto il suo essere - la felicità verso la quale spontaneamente si orienta ed è chiaro che così, e così solo, beninteso, giunge a comprendere ciò che è Bene da ciò che non lo è. Al riguardo, piuttosto esemplificativa è la sua asserzione, già ieri citata, secondo cui: "Per Bene intendo ogni genere di Gioia e qualunque cosa inoltre conduce ad essa e soprattutto ciò che soddisfa un desiderio, qualunque esso sia. Per Male, invece, intendo ogni genere di Tristezza e soprattutto ciò che frustra il desiderio" (Etica: III, 39). Piuttosto esplicito, invero, anche qui il messaggio veicolato.
Per giungere, infine, all'argomento di oggi, con Francis Bacon per
Prof. Ivo Mandarino
il quale tutto si gioca sul piano della conoscenza pura che passa attraverso la conoscenza del metodo scientifico teorizzato ed inverato dalla filosofia. Già la sola e pura conoscenza è felicità. Curiosa, ed insieme importante, è la considerazione che deriva dal rendersi conto per Bacone della realtà esistenziale che va al di là del controllo e del piacere umano se è vero, come è vero che ebbe modo di dire che: "Ma gli uomini devono sapere che in questo teatro che è la vita umana è concesso solo a Dio e agli angeli di fare da spettatori."
Chiudendo in questo modo tutto il problema sotto l'aspetto esistenziale che porta, da parte di Bacone, questo sì, anche ad una forma di vero realismo.
Alla prossima.
Prof. Ivo Mandarino
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