Pillola di cultura e saggezza filosofica: cenni di etica kantiana

 Questo modesto contributo certo non può e non vuole dare completezza d'informazione relativamente a quella che fu l'organizzazione etica nel vasto sistema filosofico kantiano, ma soltanto fornire, tramite la lettura ed il commento di qualche frase estrapolata dalle opere del filosofo prussiano, di ciò che riguarda l'etica nella sua formulazione teorica e nei comportamenti della prassi. Ancora una volta farò riferimento al mio testo, pubblicato ormai anni, nel quale inserii - all'uopo - proprio alcune frasi tratte dalle opere di Kant e riguardanti la sfera etica nelle sue accezioni pubbliche e private, individuali e collettive, teoriche e pratiche.

La frase principale di Kant fu: "Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me" frase con la quale intendeva affermare che, come sopra di me vi è un cielo stellato che campeggia in tutta la sua sfolgorante bellezza, così - parimenti - dentro di me, vi è una legge morale che sola può dirigere tutta la mia azione. Certo, tale predisposizione si trova al mio interno ma deve anche essere elaborata, perfezionata e costruita a mano a mano che passa il tempo.

La formula di prammatica classica dice: "Agisci come se la massima della tua azione dovesse diventare per tua volontà una legge universale; agisci in modo da trattare l'umanità, tanto nella tua persona, come nella persona di ogni altro, sempre come un fine e non mai come un mezzo; agisci secondo tali massime tali che, in quanto leggi universali, abbiano se stesse come oggetto". Con questa affermazione, Kant chiarisce i principi primi da un punto di vista dell'azione e dell'applicazione da un punto di vista pratico. 

Questi principi fondamentali pratici ma stabiliti in forma generale e teorica portano, altresì, a conseguenze e conclusioni di tipo pratico. Al riguardo, Kant molto ha scritto in ambito etico ma alcune frasi potranno dare il senso del discorso, anche se magari non sono tra le frasi proprio più note. Proprio per la loro chiarezza ci introducono subito al discorso kantiano stesso.

Pur facendo molto nell'ambito di una morale che potremmo definire laica, tuttavia il discorso morale, per Kant, non può mai essere disgiunto da quello religioso: "La religione è una Legge che è in noi, in quanto riceve autorità da un Legislatore e da un Giudice; è la morale applicata alla conoscenza di Dio".

Tale sensibilità per la religione probabilmente gli giungeva dall'esser stato cresciuto in un ambiente pietista di stretta osservanza ed aver frequentato il Seminario di quella religione di stampo protestante.

L'uomo, comunque, ci dice Kant, è veramente morale quando viene plasmato anche dalla cultura e così l'educazione morale e la cultura rendono possibile ad un uomo la propria formazione, anche in campo etico: "... l'uomo diventa veramente ciò che ne fa l'educazione solo quando, oltre l'allevamento (...), si riconduca l'educazione stessa a quella dimensione di cultura che mette l'uomo medesimo in grado di vivere come ente libero (...)", visto e considerato che "la cultura soltanto può essere il vero scopo dell'esistenza". Frasi molto forti che non danno luoghi ad interpretazioni arbitrarie ma ci conducono subito alle corrette conclusioni. 

Questo, dunque, l'intreccio tra etica, religione ed educazione (come formazione). Dentro di me sì, ma da svilupparsi, evidentemente.

Poi, ecco, che qua e là ne derivano una serie di precetti morali e di esortazioni come: "... non dare gran valore al godimento dei piaceri della vita, con ciò si eviterà il timore puerile della morte" in cui si rammenta che pensando all'ultimo momento dello stesso non si deve aver paura a patto che, la sostanza è pur questa, non si dia troppa importanza ai beni terreni.

Si giunge poi al considerare quale sia il vero culto della vera divinità: "Il vero culto di Dio consiste nell'operare conformemente ai precetti divini,..." e su questo la coerenza e la logica sono di una cristallinità uniche.

Per giungere, infine, ad alcune posizioni molto profonde ed assolutamente disinteressate, quale il fatto di rendersi conto dell'importanza del fondamento etico in quanto tale con affermazioni molto profonde quale la seguente: "...bisogna far sentire la necessità di rendersi conto ogni giorno della propria condotta, per poter conoscere, al termine della vita, il valore di essa" da cui si evince come ad un determinato atteggiamento morale consegua un comportamento concreto che ci dà la misura, giunti al termine del nostro viatico terreno di quel valore che intrinsecamente lo stesso comportava.

Il discorso etico di Kant è certamente molto più complesso ed articolato di quanto qui si sia potuto dare con poche, rapide pennellate (giusto per rendere una prima idea) ma, tuttavia, ai fini di ciò che ci si è posti, serve già a dare una seppur parziale idea.

Approfondiremo senz'altro il discorso in una prossima occasione.

A presto, arrivederci!  

Prof. Ivo Mandarino   


                                                         Il Prof. Ivo Mandarino

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Prof. Dr. Ivo Mandarino, divulgatore culturale e filosofico.