Pillola di cultura e saggezza filosofica: l'incessante tensione verso la perfezione dell'essere

 Un simile titolo meriterebbe ben altra trattazione che poche, semplici e concise righe con qualche riferimento testuale ad alcuni filosofi ma tant'è che si intende qui dare proprio solo un breve cenno del discorso senza argomentarlo in tutte le sue sfaccettature ed ecco che, allora, non si potrà che fare delle scelte, per quanto accurate pur sempre parziali ed incomplete.

La tensione verso la perfezione dell'essere viene registrata già nel momento in cui si tende verso la divinità. Sant'Agostino dirà che è tipico dell'uomo tendere verso la perfezione quale Dio appunto rappresenta anche se già sa che non potrà mai raggiungerlo eppure la tensione e lo slancio sono sinceri, autentici e persino doverosi. Mancherà, per così dire, il perfezionamento del risultato finale a cagione della nostra condizione umana imperfetta.

Ed allora, concretamente come si può attuare questa tensione infinita ma destinata a fallire nell'infinito, per l'appunto?

Una strada, quella tracciata da Sant'Agostino che riprende le categorie interpretative neoplatoniche del Sommo Bene, della Somma Conoscenza, della Somma Virtù, è certamente una scelta che si snoda in ambito teologico e filosofico molto opportunamente ed arriva sin dove l'intelletto umano lo sostiene ma poi si ferma. In sostanza è il cammino che tutti i Padri della Chiesa, della Scolastica e della Patristica debbono fare e suggeriscono di fare.

In verità altri filosofi rimangono su piani più concreti e nel fenomenico adottando soluzioni, diremmo così, di assoluto buon senso. Ad esempio Talete, agli inizi, laddove dice: "Il modo migliore per vivere una vita ottima e onesta è quello di non fare quello che si rimprovera agli altri."

In una situazione di imperfezione che tende coscientemente alla perfezione in senso scientifico più che religioso si trova il suggerimento di Cartesio: "L'uomo è una cosa imperfetta che tende incessantemente a qualcosa di migliore e più grande". Cosa sia esattamente questo qualcosa di migliore e più grande non si sa ma è una sorta di tensione ideale.

Decisamente più realista e accentratore dell'interesse l'uomo stesso che è protagonista della storia e della sua storia sulla Terra appare essere il già citato Spinoza, allorché, con molto senso pratico e realismo ci dice che: "Essere ciò che siamo e divenire ciò che siamo capaci di divenire è l'unico scopo della vita. Non si piange sulla propria storia, si cambia rotta."  

Il realismo di Spinoza è particolarmente marcato poiché parla di una tensione al miglioramento ma la fa ricadere integralmente sull'essere umano che è così, insomma, protagonista del proprio destino e della propria condizione.

Pare riecheggiare ante litteram un certo Erich Fromm (!!) che, alcuni secoli dopo, dirà: "Il compito principale di un uomo è dare origine a se stesso, trasformandosi in tutto ciò che è in grado di essere", intendendo con ciò: arrivando al massimo punto che gli sia effettivamente possibile. 

Si sono qui forniti alcuni spunti di riflessione e si provvederà, senz'altro, a tornare ulteriormente sull'argomento.

Alla prossima!

Prof. Ivo Mandarino


                                                    Prof. Ivo Mandarino

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Prof. Dr. Ivo Mandarino, divulgatore culturale e filosofico.