Pillole di cultura e saggezza filosofica: etica spinoziana (B. Spinoza 1632 - 1677)

 Carissime amiche e carissimi amici proverò a fare qui quel che tenterò di fare - ogni tanto - anche nei Video che caricherò su YouTube, ovvero inserire delle brevi pillole di cultura che si soffermeranno a trattare una parte del pensiero, magari anche solo una frase di un autore, di un pensatore su uno specifico argomento; talora potrà essere, anzi, proprio la pura e semplice citazione di una frase. In mezzo a tante trattazioni più organiche, insomma, troveranno spazio anche brevi momenti di cultura e di saggezza. Filosofica, ovviamente.

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Oggi, ad esempio, mi sovviene il ricordo lucido e nitido di Baruch Spinoza, filosofo olandese, di origine ebraico-sefardita spagnola, nato ad Amsterdam nel 1632 ed ivi morto nel 1677, all'età di appena 45 anni per la tubercolosi.

Di Spinoza, di cui mi ha sempre colpito l'importante lavoro a livello filosofico, tale da costruire un sistema piuttosto organico ed articolato ma soprattutto la sua impostazione e l'importanza conferita all'etica.

Il suo interesse per la morale, l'etica prende le mosse - probabilmente - anche dalla sua condizione personale individuale, ovvero d'essere un filosofo di religione ebraica di origine spagnola che nasce e vive la sua breve esistenza tutta in Olanda, paese ben noto da sempre per l'ampia libertà concessa e divenuto, nel tempo, addirittura, una sorta di enclave e di rifugio per tutti coloro che, a torto o a ragione si sentivano - in qualche modo - vessati.

Eppure, tanto per dire, lo stesso Spinoza ebbe problemi, certo non irrilevanti proprio con la comunità ebraica di Amsterdam e visse tutta la contraddizione dello scontro. Le cose precipitarono al punto che gli venne comminata una sorta di scomunica.

Spinoza fu personalità certo complessa. Grande pensatore ma non adatto alle vaste platee della competizione accademica, visto che rifiutò apertamente un posto come docente (continuando ad essere un pensatore libero) ed a guadagnarsi, per vivere, il pane, facendo il costruttore di lenti.

Bello quello che di lui disse un altro celebre pensatore, Paul Hazard che viene qui riportato: "Non era soltanto inondato di una gioia segreta e profonda; la gioia era, per lui, l'attuazione di una qualità superiore dell'essere e la tristezza il sentimento di una diminuzione dell'essere; ma attribuiva, altresì, gran pregio e quasi un valore filosofico alla gaiezza (hilaritas)" 

Il suo pensiero, soprattutto in ambito etico, sembra risultare da un profondo sentimento interiore di rielaborazione pratica, concreta, ma non per questo né utilitaristica, né frutto di mero calcolo, né tendente all'accogliere con benevolenza il tornaconto personale. In alcuni casi il bene maggiore è proprio coincidente anche con il più grande tornaconto ma ciò non è il punto di partenza, semmai il punto di vista ragionato, espresso - tra l'altro - in più opere.

Alcune frasi, tratte da altrettante sue opere potranno - forse - aiutarci a capire questo suo punto di vista. Noteremo come vi sia anche una sottile rielaborazione di fondo. 

"La pace non è assenza di guerra: è una virtù, uno stato d'animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia" (Trattato teologico - politico)

Ed ancora: "Noi non cerchiamo, vogliamo, appetiamo, né desideriamo qualcosa perché riteniamo che sia buona; ma, al contrario, noi giudichiamo buona qualcosa, perché la cerchiamo, la vogliamo, la appetiamo e la desideriamo" (Etica: III, 11).

La citazione ora fatta sembra rimandare direttamente a quella che riguarda il nostro rapporto con una persona a cui vogliamo o a cui non vogliamo bene. Vi è sempre un nostro coinvolgimento personale, come se vi fosse una qualche forma di tornaconto anche se non bisogna soffermarsi sulle singole citazioni. Spinoza ci parla certamente nella sua Etica al tentativo cui aneliamo di fare del bene a chi vogliamo bene o del male a chi vogliamo male o ci vuole male ma l'argomentazione diviene più comprensibile anche da un punto di vista della strutturazione filosofica, allorquando saremo alla ricerca del vero piacere e della felicità e della beatitudine.

Allora capiremo che ogni azione rispondeva a precise esigenze interiori per raggiungere la nostra parte di saggezza e di sapienza e che ciò era già, così facendo, azione profonda nella sua intrinseca moralità, proprio come processo, come sviluppo, come procedimento, come ricerca (che è individuale, può diventare collettiva).

"Così la vera felicità e beatitudine di un uomo riposano esclusivamente sulla sapienza e sulla conoscenza della verità e non sul fatto ch'egli è più sapiente degli altri o sul fatto che gli altri sono privi della conoscenza del vero, perché questa considerazione non accresce affatto la sua sapienza, cioè la sua felicità autentica" (Trattato Teologico-Politico, III). 

Da ciò ben si evince, allora, ciò che sia il Bene ed il Male per Spinoza o, meglio, ciò che siano per noi il Bene ed il Male, secondo lui per noi. Nella sua opera Etica, troviamo scritto: "Per Bene intendo ogni genere di Gioia e qualunque cosa inoltre conduce ad essa e soprattutto ciò che soddisfa un desiderio, qualunque esso sia. Per Male, invece, intendendo ogni genere di Tristezza e soprattutto ciò che frustra il desiderio" (Etica: III, 39), ed insomma sempre si vede lo slancio verso ciò che è pratico da parte di Spinoza, nei riguardi di ciò che è frutto di morale autenticamente spirituale, disinteressata o di ciò che è frutto di ragionamento intellettivo puro e di rimeditazione concettuale. Tra la moralità spiritualmente intesa ed il ragionamento puramente concettuale, per Spinoza "spunta" fuori una terza via che non è quella poco nobile dell'utilitarismo pratico ma di una certa qual concretezza e praticità da inverarsi, certamente sì. Del resto era, per dire così, il suo credo filosofico che ben viene sunteggiato dall'efficace frase affermata da Paul Hazard prima citato. La sua felicità era una dimensione dell'essere filosofico. Una caratteristica etica fatta concretamente di gaiezza e di felicità.

Prof. Ivo Mandarino 

            

                                                         Prof. Ivo Mandarino

    

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Prof. Dr. Ivo Mandarino, divulgatore culturale e filosofico.