Il Vangelo della Domenica commentato da un laico cristiano 16/05/2021

                   Il Vangelo della Domenica commentato da un laico cristiano

Le letture di questa Domenica sono At 1, 1 - 11 e Ef 4, 1 - 13 a cui rimando, mentre il Vangelo è Mc 16, 15 - 20 che riportiamo qui. Rispetto alle prime due letture è senz'altro molto più corto ma riporta molti riferimenti con le altre due letture unite da un trait-union. Passiamo alla lettura del Vangelo di Mc 16, 15 - 20 che così troviamo scritto:" In quel tempo, (Gesù apparve agli Undici) e disse loro: 'Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno nuove lingue, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno.' Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano"

Tra le tre letture domenicali emergono molti spunti di riflessione ed in tutte e tre le letture emerge il carattere della missionarietà degli appartenenti al popolo di Dio che vengono investiti da Gesù non già di un compito di proselitismo, bensì di un compito di annunciazione, di presentazione del Vangelo con le parole ch'Egli stessi ha utilizzato e con le opere conseguenti.

Il messaggio evangelico deve allora essere unito alle opere e viceversa per essere realmente efficace e per dimostrare la nostra reale fede. Come appartenenti al popolo di Dio, a rigore, non ci è propria alcuna altra appartenenza, nel senso che il Vangelo non è appannaggio di una cultura, di un popolo ed allora ciò che facciamo, lo facciamo perché siamo cristiani inseriti in un contesto civile, urbano ed umano ma ciò che deve emergere non è altra appartenenza che questa, la quale ci porterà, questo sì, ad aprirci al contesto ed al consorzio in cui ci troveremo. E tali per come siamo ci presenteremo, senza ostentazione ma con decisione, con molta umiltà ma precisa identità. E senza un tornaconto nostro personale o collettivo per il fatto di essere annunciatori della buona novella. Agiremo in modo assolutamente disinteressato e non settario, non polarizzato a fare proseliti ma neppure a rinnegare ciò in cui crediamo che andrà a radicarsi in tessuti sociali talora più favorevoli, talaltra meno ma, l'importante è che da parte nostra, vi sia quella coerenza che, sola ci spinge ad essere in linea ed in sintonia con il messaggio che ci giunge dal figlio di Dio stesso.  

Dunque dovremo adeguarci alla realtà in cui ci troveremo inseriti con il proposito di operare solo ciò che è in sintonia con ciò che professiamo mostrando, semmai, agli altri (ma non per sfoggio, quanto per effettiva realtà fattuale) che il nostro stile è, per l'appunto, in un certo qual modo e si conforma esattamente a quelle Sacre Scritture che annunciamo, che predichiamo, che diciamo di vivere.

Questo ci porterà consapevolmente o inconsapevolmente ad essere protagonisti, magari osteggiati, del gruppo, del contesto in cui ci muoviamo ed in cui viviamo ma questo non ci deve preoccupare. Forti della nostra identità, con la mitezza e la mansuetudine siamo chiamati, questo sì, all'evangelizzazione, al mostrarci credibili rispetto a quanto proclamiamo a livello di comportamento e di opere.

Nessuno ci chiede di cambiare gli altri, ma solo di proporci e di proporre e di testimoniare ciò in cui crediamo, poi la nostra precisa identità ci porterà a vivere la realtà contingente, con estrema serenità e forza spirituale al contempo, nel tentativo, questo di nuovo sì, di fare e di portare il bene ovunque ci muoviamo ed ovunque andiamo. Nessuno ci chiede di cambiare gli altri, dunque, ma è doveroso che anche noi rimaniamo fedeli al messaggio originario in cui crediamo.

Una volta che si è stati testimoni per via diretta dei fatti perché coevi al Cristo Salvatore, o per via indiretta in quanto convinti della Sacra Parola contenuta nei testi, una volta che si è stati testimoni diretti dell'Ascensione di Cristo al cielo, in quanto Suoi contemporanei, o indiretti sempre attraverso la fede, null'altro ci manca - se ci consideriamo veri testimoni che vogliano essere autenticamente credibili - per testimoniare con la fede e con le opere nella mondanità nella quale troveremo sicuramente ostacoli di ogni sorta poiché una è la logica evangelica, altra è quella mondana.

Ma, infatti, è chiaro che siamo chiamati ad andare in luoghi dove la Parola che testimonieremo sarà duramente contestata ed osteggiata ed infatti siamo chiamati non solo e non tanto ad andare in luoghi dove sappiamo che il seme della parola attecchirà, bensì a testimoniare laddove più difficile sarà il nostro compito: con la mitezza e la determinazione ma, altresì con l'umiltà e la decisione e la precisa identità, saremo chiamati infatti a muoverci per terreni che molte trappole ci riserveranno e molti ostacoli presenteranno eppur tuttavia, anzi proprio per quello, dovremo andare in tutto il mondo a proclamare il Vangelo a ogni singola creatura. Ed i Signore molto chiaramente non farà sconti: senza qui ripetersi, tuttavia andando a rileggere anche solo taluni versetti è chiaro il destino contro il quale andrà chi non crederà, l'apostata o l'eretico. Viceversa, se saremo testimoni credibili, allora potremo davvero compiere, in forza del nostro fedele discepolato, opere uniche e - come è stato detto - fare della nostra vita un capolavoro.

Buona domenica a tutti!

Prof. Ivo Mandarino             

                                                         Prof. Ivo Mandarino


 

  

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