Per un primo approccio con vita e pensiero di Platone

 Per un primo approccio con vita e pensiero di Platone

Platone fu discepolo di Socrate e tra i due c'è una certa linea di continuità, ovviamente, soprattutto a livello di pensiero. Si consideri, ad esempio, che Socrate non ci ha lasciato nulla di scritto ma che tutto ciò che abbiamo su di lui lo dobbiamo proprio a Platone tant'è che non sappiamo esattamente dove finisca Socrate e dove inizi Platone e viceversa. Talvolta si parla di un Socrate "platonizzato" e, talaltra, si parla, invece, di un Platone "socratizzato".

Vi sono molti punti di contatto ma vi sono anche delle divergenze. E' il caso della teoria delle Idee attribuita giustamente a Platone ma che prende indubitabilmente il suo avvio con Socrate quando parla dell'Iperuranio e del Mito di Er, in modo che - un soldato, in stato comatoso - giunge nell'al di là e nel mondo delle Idee e vede la realtà ultima di tutte le cose, siano esse materiali od immateriali, nel fenomenico o nell'ideale.

Poi, ripresosi da questa esperienza, che oggi definiremmo di pre-morte, ritorna sulla Terra, in vita ed è in grado di comprendere le cose di cui ha fatto conoscenza nell'Iperuranio, tramite la rimembranza di cui parlava lo stesso Socrate.

Per Platone questo è un punto, indubbiamente, di contatto con il suo maestro ma, al contempo, vi è anche una certa qual autonomia procedurale visto che Platone ritiene di sapere e di sapere anche molto e bene e di saper insegnare, oltretutto. Quindi la base del processo apprenditivo è che le nostre conoscenze sono stratificate in quello che oggi chiameremmo il nostro subconscio che riemerge con l'opera di reminiscenza ma è pur vero che l'apprendimento avviene attraverso la conoscenza e l'insegnamento e non è solo opera di mero ricordo. La base, potremmo dire, è certamente quella ma gli sviluppi e la concretizzazione sono legati a fasi di conoscenza e di apprendimento del sapere.

Su questo aspetto, sia di metodo che di sostanza, tuttavia torneremo, poiché fa parte del suo pensiero.

Ora, per dire alcune cose sulla sua vita c'è da chiarire che Platone non era il suo nome ma, molto probabilmente, gli era stato affibbiato dal suo insegnante di ginnastica poiché Platone era grande intellettuale ma anche grande atleta, esperto in modo particolare di "pancrazio" che è una sorta di pugilato molto... veemente che si praticava senza esclusione di colpi. E pare che Platone ne fosse un campione.

Platone, dunque, vuol dire "largo", ovvero si rifà alla sua costituzione fisica che era quella di avere le spalle molto larghe a motivo della sua attività fisica.

In quanto ad idee politiche, che è poi il punto al quale Platone vuole giungere, egli intende la politica in generale come una scienza da costruire, esattamente come si tratta di comprendere il mondo fisico e di ricostruirlo tramite la conoscenza. In fondo, un'idea modernissima.

Per quanto attiene alle tendenze politiche nel merito, Platone è un aristocratico che non vede di buon occhio né la democrazia, né la tirannide ed il governo di un solo uomo che degenera nella dittatura.

Avrebbe, piuttosto, visto bene un governo dei pochi, dei migliori e questi pochi, questi migliori sarebbero stati per lui i filosofi, al punto che si spinge a dire che, se solo Socrate fosse stato giudicato da un governo di filosofi, certamente non sarebbe mai stato giustiziato.

Probabilmente avrebbe visto bene un governo dei migliori, ovvero dei filosofi con a capo uno di essi, un re filosofo ovvero un filosofo che diventa monarca.

Senza tirare in ballo ciò che è avvenuto nelle epoche recenti quando sono saliti al comando uomini soli al potere, tuttavia c'è da dire che Platone non giunse mai a rivestire il ruolo di monarca e neppure tanto quello di consigliere del sovrano; al massimo divenne amico del parente (Dione) del monarca di Siracusa (a quei tempi città molto potente della Magna Grecia) ma senza arrivare a conquistare la fiducia del sovrano stesso che, anzi, lo percepì come una minaccia per il suo potere unico accentrato.

Cosicché Platone fu cacciato da Siracusa e bisogna dire che, in fondo, gli andò ancora bene poiché le conseguenze avrebbero potuto essere senz'altro più pericolose.

Platone fu longevo, soprattutto per l'epoca e morì all'età di ottant'anni in preda a febbri di una non meglio precisata patologia. Si sa solo che terminò i suoi ultimi giorni nel delirio febbricitante.  

Questo può essere considerato davvero proprio solo un primo assaggio della filosofia e della vita di Platone cui daremo seguito, a breve, nelle prossime puntate con maggior esaustività.

Grazie, a presto, arrivederci.

                                                             Il Prof. Ivo Mandarino
      

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