Riflessioni del Prof. Ivo Mandarino/Giandoja a Callianet/ metafora della migrazione e del ritorno a rivedere il proprio paese natale.

                                      Il Prof. Ivo Mandarino vi presenta l'argomento odierno

 In questo post verrà riportata, con la dovuta traduzione, una delle poesie della tradizione locale che vedono protagoniste proprie una delle maschere tipiche dell'astigianità e della Regione Piemonte tutta.

Si parla infatti di Gianduja, la popolarissima maschera che, insieme alla sua Giacometta, rappresenta simbolicamente il Piemonte stesso nella sua interezza di cui diviene rimando ed allusività.

Si è scelto questo, come argomento, in omaggio ai molti amici piemontesi i cui avi emigrarono in altre terre, soprattutto Argentina e Stati Uniti, e molti dei quali risultano essere - ancor oggi - locutori dell'Inglese o dello Spagnolo e poi, in subordine, del piemontese e dell'italiano.

E' anche un modo per far riconnettere le radici a tutti i piemontesi i quali le hanno dismesse, abitando all'estero o anche continuando a vivere qui, ma che ormai hanno perso il loro approccio linguistico con la lingua della tradizione.

Vuol essere anche un modo per interloquire - sul piano della tradizione - con tutti coloro i quali sono italiani provenienti da altre belle regioni della nostra bella Italia e che possono così scambiare - in una mutua reciprocità - le conoscenze e le parlate delle rispettive tradizioni culturali.

La bellezza e la forza della tradizione che ci dà la possibilità di scambiarci aspetti culturali, linguistici, storici, discettando di dolci panorami, di gustose ricette, di raffinata arte.

Partiamo dunque, senza ulteriori indugi, con la poesia di Giandoja a Callianet (poesia del poeta piemontese locale Giovanni Rosa) di cui si fornirà la versione originale, la traduzione ed una ulteriore chiosa finale.

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Giandoja a Callianet

Bel Callianet, frassion d'Castell'Alfè,

che nt in ciabot un dì tl'as vistme nase

e steise al so le mie prime fasce,

ven ogni tant comoss a ritrovè.


E, dop el lat d'la mama, cost bon vin

l'ha fami vede tost tut cos l'è bel:

la vita onesta ed co l'onest rabel,

ca l'ha trovà l'ambient giust a Turin.


Bel Callianet, mi torno a Carlevè

rived la ca modesta, ca da nen,

e tut an parla mei d'la vita vera,


mentre 'l ricord a l'ombra d'me ciochè

m'invita a ride ed a cerchè d'fe 'l ben

cerchè d'fe 'l ben... sensa smentiè 'l barbera.

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TRADUZIONE

Gianduja a Callianetto

Bel Callianetto, frazione di Castell'Alfero,

che in una casetta un giorno mi hai visto nascere

e stendere al sole le mie prime fasce,

vengo ogni tanto commosso a ritrovarti.


E, dopo il latte della mamma, questo buon vino

mi ha fatto vedere subito tutto quel che è bello:

la vita onesta ed anche come l'onesto girovago

che ha trovato l'ambiente giusto a Torino.


Bel Callianetto, io torno a Carnevale

rivedo la casa modesta, casa da poco,

e tutto parla meglio della vita vera,


mentre il ricordo e l'ombra delle mie ubriacature

m'invita a ridere ed a cercare di fare il bene

cercare di fare il bene... senza dimenticare il barbera.


Giandoja, l'abbiamo detto, è la maschera per antonomasia del Piemonte di cui è un po' anche simbolo:

il simbolo di chi nasce in campagna, è contadino d'origine e lascia il suo paese d'origine che poi, con ricorrenza annuale torna a ritrovare ed a rivedere (in occasione del Carnevale, essendo Giandoja una maschera, al pari della sua compagna di vita Giacometta), e vi ritorna con tutta l'emozione e la gratitudine, i dolci ricordi che sembrano rievocare Cesare Pavese quando allude al fatto che c'è sempre un paese, da qualche parte, che ci aspetta.

E così è per Giandoja, simbolo di tutti coloro che, per motivi lavorativi, ha dovuto spostarsi, migrare e, nel suo lento peregrinare, ha trovato poi la sua ubicazione nella Capitale Sabauda, Torino che l'ha accolto.

Vs. Prof. Ivo Mandarino    


 

         

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