Riflessioni del Prof. Ivo Mandarino: il processo di conoscenza per David Hume. Parte II

 


In questo articolo, che sarà anche sviluppato tramite un video girato e caricato su YouTube, come per il precedente articolo che parlava dell'aspetto della conoscenza per Hume, parleremo ancora - naturalmente - di questo argomento - che tanta parte ha avuto nella filosofia del pensatore scozzese.

David Hume ci parla del principio di associazione delle idee ma è il caso di soffermarsi prima su ciò che intende per immaginazione, altrimenti non si comprenderà come - e per quale motivo - avvenga detto principio.

Allora ricordiamo che per immaginazione Hume intende parlare della facoltà di stabilire relazioni tra idee. L'immaginazione opera attivamente ed in libertà per usare i termini di Hume ma essa, come ci ricorda, non è affidata interamente al caso: infatti risulta disciplinata dal principio di associazione. Infatti ci dice chiaramente che: "viene sempre mantenuta una connessione tra le diverse idee che si succedono l'un l'altra".

La connessione tra idee è garantita da un principio chiamato principio di associazione di idee definito dallo stesso Hume come "una dolce forza che comunemente s'impone, facendo che la mente venga trasportata da un'idea ad un'altra".

Questa "dolce forza" di attrazione tra idee, opera tramite tre principi: la somiglianza, la contiguità spazio-temporale, la causalità. Naturalmente, essendo così strutturato il flusso delle idee, lo stesso sta alla base delle idee complesse ed in modo particolare delle idee di spazio, tempo, causa-effetto e sostanza corporea o sostanza spirituale.

L'immaginazione viene ad essere così il comune sentire alla luce del variegato modo di rapportarsi delle idee reciprocamente alla luce dei tre principi ora evidenziati di somiglianza, contiguità spazio temporale e causalità.

La somiglianza, per concretizzare, potrebbe essere il ricordo, ad esempio, di una persona, guardando liberamente le sue fotografie; la contiguità spazio-temporale potrebbe essere la discussione riguardante gli alloggi presenti in una casa, partendo - come punto di riferimento - da quello che occupiamo; la causalità (individuazione della causa) potrebbe essere rappresentata dalla visione di una ferita che ci fa ricordare il dolore subito.

Le relazioni tra idee e tra dati di fatto sono possibilità fattuali e Hume dice che: "relazioni tra idee" sono le proposizioni fondate sul principio di non-contraddizione. Esse hanno in se stesse la loro validità, dato che il loro contrario è impensabile e, dunque, è impossibile. Sulle proposizioni di questo tipo si basano "le scienze della geometria, dell'algebra e dell'aritmetica".

Secondo Hume le "materie di fatto"(matter of fact) sono le proposizioni fondate sull'esperienza che risultano prive di ogni necessità, visto che il loro contrario è sempre possibile.

 Una volta stabilita questa distinzione Hume verifica tra le conoscenze matematiche e le conoscenze empiriche, una differenza che non è né di grado, né di quantità, ma semmai di struttura e di qualità.

Fondamentale, nel processo conoscitivo, lo si è detto poc'anzi, risulta allora essere il rapporto causale tra le idee, i fatti e gli accadimenti.

Per Hume, il rapporto causale non è giustificabile a priori, ovvero con il puro ragionamento, dato che si basa sull'esperienza e non è giustificabile neppure a posteriori, dato che l'esperienza ci assicura soltanto che B segue A, non che B deve seguire A, in modo assoluto.

Questa necessità oggettiva viene così ad esser definita da Hume come presunta, anche sulla base di quanto detto a proposito del rapporto causale a posteriori ed allora ne deduciamo che la presunta necessità oggettiva del rapporto causale stesso è determinato dalla necessità soggettiva che scaturisce dall'abitudine.

Per arrivare ad una concretizzazione di quanto detto si pensi ad esempio a cause simili che producono effetti simili e che ci fanno ritenere che ciò avverrà sempre, anche in futuro, ad limitum.

Il fatto che il fuoco produce calore rientra in questa serie di previsioni e di attese per il futuro: ogni volta che vi sarà fuoco vi sarà produzione di calore tramite il processo di combustione.

Le osservazioni di Hume, per ovvi motivi, ebbero anche importanza e risonanza nelle scienze e nella storia della filosofia delle scienze.

Oltre all'abitudine, vi è per Hume anche un'altra modalità di approcciarsi con le realtà esterne ed una di questa modalità è, ad esempio, la credenza.

La credenza, per Hume, è una naturale predisposizione (tipica ed istintiva dell'essere umano) di credere in qualcosa, "credendo" appunto di riconoscervi una realtà. A livello filosofico essa è, razionalmente, un vero enigma che farà dire al filosofo scozzese che è "uno dei più grandi misteri della filosofia" che solitamente analizza le questioni razionalmente, alla luce della pura ragione. Molte della affermazioni di Hume faranno dire a Kant che Hume l'ha letteralmente svegliato dal sonno dogmatico.

In questo caso anche la razionalità estremizzata ed estrema di Hume si deve "de facto" arrendere al punto che il nostro autore rinuncia a spiegarla definendola come un'esperienza o un sentimento, una sorta di sensazione, senza o quasi, base razionale ma con la stessa pregnanza di un'impressione attuale, concreta cioè. Attuale, inteso come "proprio del mondo immanente".

Ecco perché molte realtà credute tali sono soltanto ritenute concrete ma non lo sono, sono ipotizzabili ma non obiettivabili, sono possibili o probabili, o verosimili o fantasiose, secondo un'ampia sventagliata di possibilità e considerazioni in merito.

Vi è una parte di realtà esterna che è supposta ma non dimostrata o che risulta indimostrabile.

Circa l'ingiustificabilità della realtà esterna, Hume, ebbe a dire: "Scommetto che, qualunque sia in questo momento l'opinione del lettore, di qui a un'ora egli sarà convinto che esiste tanto un mondo esterno quanto un mondo interno"(Trattato sulla natura umana, libro I, parte IV, sezione II).

Circa queste difficoltà a rappresentarsi la realtà, Hume sostiene che - a rigore strettamente razionale - noi non abbiamo neppure alcuna "impressione" del nostro io dato che percepiamo solo molti stati mutevoli e successivi rispetto all'io che rappresenta se stesso e la realtà.

Ma su questa ulteriore ipotesi di Hume circa l'io sarà opportuno demandare l'argomentazione ad un articolo e ad un video successivi che trattino l'io anche in relazione al confronto dell'io di Cartesio che stava alla base di tutto il processo conoscitivo. 

Per Hume non sarà così, ritenendo tutto possibile ma non sicuramente certo.

Quindi Hume mette in discussione anche l'io cartesiano ed il cogito ergo sum, ovviamente.

Ed, a cascata, tutta l'argomentazione ed il ragionamento cartesiani successivi.

Discorso che tratteremo, come detto, nella prossima puntata.

Grazie, arrivederci.  


           

  


Seguirà, appena possibile, il video relativo a questo articolo e, successivamente, la stesura di un successivo articolo e la proiezione di un video afferente alle tematiche svolte in sede di articolo.
Lo scrivente, inoltre, rimane a disposizione per rispondere ad eventuali domande che vorrete pormi qui o direttamente su YouTube.

Grazie e a presto!

PROF. IVO MANDARINO
Docente di Filosofia e di Scienze Umane e Sociali. 

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