Riflessioni del Prof. Ivo Mandarino: I. Kant, Per la pace perpetua


IMMANUEL KANT, "PER LA PACE PERPETUA"

(brano scelto)

 Questo post scritto anticiperà la tematica di un video caricato su YouTube e qui che riguarderà grossomodo la stessa tematica. In questa circostanza, come già è avvenuto in altre occasioni vi sarà una breve relazione scritta che poi, più che esser vera e propria relazione scritta sarà la citazione testuale di un brano di una celeberrima opera di I. Kant.

Per gli aspetti strutturali dell'opera stessa (che è "Per la pace perpetua") e per gli aspetti contenutistici, pur brevemente commentati, si rimanda al video che sarà - a breve - pubblicato.

Qui ci si limiterà a riportare alcuni brani, tra i più salienti, tra quelli che compongono la summenzionata opera e, qualora occorresse, si provvederà - comunque - a presentare già un breve commento, pur con le premesse di cui sopra, sempre valide.

In quest'opera, che è più filosofica che giuridica, Kant - ad un certo punto - afferma:" Lo stato di pace tra uomini assieme conviventi non è affatto uno stato di natura (status naturalis), il quale è piuttosto uno stato di guerra nel senso che, se anche non si ha sempre uno scoppio delle ostilità, è però continua la minaccia ch'esse abbiano a prodursi"

Insomma, il nostro filosofo afferma con grande realismo e saggezza che, anche qualora vi sia uno stato di (apparente) pace, pur tuttavia non è affatto detto che la stessa duri per tanto tempo, né - tantomeno - per molto.

Ecco allora che, perché tale stato di cose duri per un ragionevole arco di tempo e sia reale, è necessario che vi si realizzino alcune condizioni: "Lo stato di pace deve dunque essere istituito, poiché la mancanza di ostilità non significa ancora sicurezza, e se questa non è garantita da un vicino ad un altro (il che può aver luogo unicamente in uno stato legale) questi può trattare come nemico quello a cui tale garanzia abbia richiesto invano.

La costituzione civile di ogni Stato dev'essere repubblicana. La costituzione repubblicana ora, oltre alla schiettezza della sua origine che le deriva dall'essere scaturita dalla pura fonte del diritto, presenta anche la prospettiva del fine desiderato, ossia della pace perpetua.

La ragione ne è la seguente: se (come in questa costituzione non può essere altrimenti) è richiesto l'assenso dei cittadini per decidere se la guerra debba o non debba venir fatta, nulla è più naturale del fatto che, dovendo decidere di far ricadere su se stessi tutte le calamità della guerra (cioè combattere personalmente, pagarne del proprio le spese,[...]), essi rifletteranno a lungo prima di iniziare un così cattivo gioco: mentre in una costituzione in cui il suddito non è cittadino e che pertanto non è repubblicana, la guerra è la cosa più facile del mondo perché il sovrano non è membro dello Stato, ma ne è il proprietario, nulla ha da rimettere a causa della guerra [...]), può quindi decidere la guerra alla stregua di una specie di partita di piacere, per cause insignificanti, e per salvare le apparenze (...), pronto a ciò in ogni tempo, il compito di giustificarla"

(Immanuel Kant, Per la pace perpetua)

Testo riportato e brevemente commentato dal Prof. Ivo Mandarino         

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