Per un primo approccio interpretativo riguardante il rapporto tra il periodo carnascialesco ed il tempo quaresimale

                              


                      

Prof. Ivo Mandarino in un'immagine professionale.


Tra il periodo carnascialesco e il tempo quaresimale. 

Come ben s'intuisce da questo sottotitolo, il periodo del Carnevale e quello della Quaresima, già fin dalle origini si sono intrecciati o, per meglio dire, hanno rappresentato un momento di unione, temporalmente, tra la fine dell'uno e quello dell'altro.

Il Carnevale rappresenta, simbolicamente, allusivamente, il tempo ed il momento della trasgressione, della mondanità ma - in qualche misura - anche il ritorno nel fenomenico di ciò che appartiene all'ultramondano.

Sono convinzioni che si perdono nella notte dei tempi ed a cui fanno da contraltare le altrettanto altre solide convinzioni, tipiche del calendario liturgico cristiano-cattolico del periodo quaresimale.

E, rifacendosi a questi argomenti, non si può tacere il fatto che il Mercoledì delle Ceneri rappresenti un momento di riconnessione con il pensiero sull'ultraterreno, su ciò che è lo spirituale e che ciò avvenga dopo un periodo di scanzonata "libertà" mondana, con tanto di travestimenti, trucchi, sberleffi e cose amene di vario genere.

Passato questo periodo che termina - da calendario - con il famoso martedì grasso con la produzione ed il consumo di famosi dolci chiamati, a seconda delle Regioni italiane, come "chiacchiere", bugie e che possono essere, o meno, farcite, ecco che già dal giorno successivo ci si trova catapultati nel Mercoledì delle Ceneri, che inaugura il periodo quaresimale contrassegnato dalla preghiera, dalla meditazione, dalla riflessione ed anche dal digiuno oltre che da alcune pratiche cultuali, tipicamente presenti nella Chiesa Cattolica, quali la Confessione, il digiuno ed altri piccoli sacrifici, fioretti, richiesti proprio per comprovare la propria fede e la propria disposizione ad essere pronti a sacrifici di tipi concreto e materiale.

Del resto, il martedì grasso sembra proprio voler concludere con un ampio e robusto festeggiamento, anche di tipo culinario, il momento della trasgressione che già diviene tale con i festeggiamenti esteriori che arrivano a circondare materialmente la realtà terrena che si compone così di coriandoli, stelle filanti, lanci di schiuma, e condita da frizzi, lazzi per non parlare degli scherzi e delle... sonore pernacchie!

In ciò vi è tutto il simbolo del "semel in anno licet insanire" di vecchia memoria classica, romana che sembra esser raggiunta qui nel suo più ampio fulgore, anche d'impostazione pagana.

Ed ecco perché, di tutt'altra natura e caratteristiche, è il periodo susseguente che porterà poi sino alla Pasqua cristiana.

Improvvisamente, e nell'arco di un solo giorno, il panorama cambia così in modo radicale, repentino: da una fase "adrenalinicamente" vorticosa, fatta di apparente spensieratezza e di gioco dell'assurdo, in cui l'unico scopo appare lo stordimento terreno fatto di festeggiamenti senza posa ecco che si ritorna alla realtà, in un certa qual modo ad un'altra realtà terrena, a quella che anche esteriormente allude fortemente allo spirituale.

Ad un periodo di eccessiva e turbinosa attività senza posta ne posa, senza requie e senza apparente logica, con alimentazione sfrenata e talora fuori da opportunità di tipo medico-salutistico in cui zuccheri, dolci, carboidrati e grassi la fanno da padrone, in ciò suggellando la bellezza e la bontà di certi piaceri della vita, fa da contrasto il subitaneo susseguirsi di un periodo di contrizione e riflessione con tanto di rinunce anche di tipo alimentare poiché, quale prova della propria fede, e per alimentarla alla luce della meditazione, ci si dovrebbe staccare dalle cose puramente materiali e corporee, per quanto ci possano anche piacere molto    

Il Mercoledì delle Ceneri, simbolismo terreno per simbolismo, allude infatti - oltre che all'importanza cultuale in sé e per sé - anche a ciò che si ritornerà ad essere dopo che si sarà restituita l'anima al Signore e si sarà nati per il cielo. In questo senso, allora, si potrebbe dire che si torna a ragionare con "i piedi per terra..." 

Ma, in fondo, anche il Carnevale che s'intreccia pure con tutto quel vasto e sedimentato terreno delle tradizioni popolari e pagane rimanda, allusivamente, ai morti, a coloro che cercano di mantenere un collegamento con il mondo dell'al di qua e di cui le "follie" comportamentali esteriori altro non sono che un simbolo di chi, di qua, non può che comportarsi stranamente e che, pertanto, deve indossare, per l'appunto, una maschera

Prof. Ivo Mandarino

                            

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