Estratto dal saggio Breve commento a "La Pedagogia" di Kant, Edizioni Riflesso, Asti (Tavola Rotonda...). II parte/CONCLUSIONE
Due immagini del Prof Dr Ivo Mandarino
II parte - La concezione educativa di Kant, anche eticamente, tiene poi conto di due aspetti definiti "antinaturalismo" e "pessimismo". L'antinaturalismo è da intendersi in termini etici dal momento che la moralità non ha valore (ed anzi proprio non esiste) se non si pone al di fuori della natura e ad essa non vi si contrappone (cfr. Corsano, 1952, p. XVI).
La natura, in sé, non è maligna o "il male" (poiché esso è il contravvenire coscientemente alle regole morali), quanto piuttosto un momento di assenza di valore e quindi non è la presenza di un controvalore negativo quanto, piuttosto, la non presenza di valora positivo. Parrebbe qui di sentire, addirittura, qualche eco al pensiero di S. Agostino.
Il pessimismo si riferisce, invece, ad una sostanziale sfiducia nella persona in sé. Di qui l'utilizzo di "pedagogia dello sforzo": uno sforzo incessante verso l'ideale sia in termini etici che educativi. Che poi, per Kant, sono un tutt'uno essendo, ovviamente, il suo pensiero - "ut sic dicam" - circolare: ogni aspetto non esclude l'altro; anzi dagli altri è legittimato e pure li legittima.
Tutto questo viene concepito e ricompreso dalla filosofia: solo, unico linguaggio che giustifica tutto, spiega il conoscibile, legittima ed implementa l'indagine speculativa, l'amore per il sapere, l'etica, l'educazione, l'organizzazione sociale, in modo - lo si diceva poc'anzi - non disgiunto ma circolare.
(...), Kant sembra non accettare il ruolo della spontaneità pura nel processo educativo per formare il discente, quanto piuttosto sembra voler promuovere quello di una spontaneità riveduta e corretta nel nome, nel segno e per conto della razionalità che conduce concretamente alla creatività.
(...) è bene rilevarne la modernità se è vero che la creatività è stata rivalutata in tutti gli ordini e gradi di scuola, anche e soprattutto in ambito scientifico, come pratica ed abilità connessa alla logica. (...). "philosophy for children"
Già nella Premessa Generale ai Programmi per la Scuola Primaria (...), si poteva leggere, nel 1985, (...): "... la necessità di non ridurre la creatività alle sole attività espressive, ma di coglierne il potere produttivo nell'ambito delle conoscenze in via di elaborazione nei processi di ricerca" (AA.VV., 2000, p.30). Bisogna - com'ebbe modo di dire Kant - "insegnare ai fanciulli a pensare".
Anche relativamente alla Religione la preoccupazione di Kant è di tipo prettamente razionale (da un lato) e morale (dall'altro).
(...) Egli pensa che l'argomento possa essere in sé molto complesso per dei discenti che non solo hanno - forzando persino un po' i termini - piena autocoscienza né possono riconoscere e decodificare al meglio il mondo che li circonda. Come dire che non si è ancora sviluppata pienamente la capacità di astrazione. E ciò sarà messo in luce peraltro dalle ricerche psicologiche e cognitive successive. "Si tratta dello stadio di sviluppo intellettivo che J. Piaget denomina, di volta in volta, delle operazioni intellettive astratte,..." (Deva, 1986, pag.52). Quello stadio di sviluppo che compare "Verso gli 11 - 12 anni (con un piano d'equilibrio verso i 14 - 15 anni)..." (Piaget, 1964, pag. 143; idem in Deva, 1986, pp. 51 - 52).
(...) Tuttavia non è neppure possibile vivere ignorando le varie pratiche cultuali. Forse, allora, è meglio presentare Dio tramite la conoscenza (e l'applicazione) della morale.
E qui riconosciamo pienamente Kant: razionalità, coerenza, moralità, formazione ed educazione, conoscenza, ancora una volta (ma ovviamente) in un processo circolare.
Infatti "Secondo la sua dottrina costantemente professata nei maggiori scritti di moralità, fino al tardo Della Religione nei limiti della ragione, il Kant ritiene che il più diretto e certo cammino che conduce alla conoscenza di Dio sia la moralità, la coscienza e conoscenza del dovere" (Corsano, 1952, p. XXIV).
(...) "I fanciulli, anche senza assurgere all'idea astratta del dovere, dell'obbligo, della buona o cattiva condotta, comprenderanno che vi è una legge del dovere, che non è stabilita dall'utile, ma da una ragione universale che non dipende dal capriccio degli uomini" (Ibidem)
(...) "La religione è una Legge che è in noi, in quanto riceve autorità da un Legislatore e da un Giudice; è la morale applicata alla conoscenza di Dio" (Ibidem)
(...) "Se la religione non è integrata dalla morale decade a servile querimonia per ottenere da Dio favori: è dunque bassamente interessata e utilitaria" (Ibidem)
Tutto, comunque, essendo processo conoscitivo contribuisce, anche da un punto di vista pratico, a "formare" l'individuo: l'uomo si può dire tale solo quando viene "plasmato" dall'educazione morale e dalla cultura "...l'uomo diventa veramente ciò che ne fa l'educazione solo quando, oltre l' 'allevamento' (...) si riconduca l'educazione stessa a quella dimensione di cultura che mette l'uomo medesimo in grado di vivere come ente libero (...)" (Erbetta, 1991, p.339) dal momento che "la cultura può essere il vero scopo dell'esistenza" (Ibidem).
Verrà ora riportata una breve bibliografia citata per le leggi vigenti e per onestà intellettuale. L'autore è a completa disposizione per sanare eventuali non volute omissioni.
La bibliografia completa citata e/o consultata è comunque stata integralmente riportata al tempo in cui il saggio venne pubblicato nel già menzionato testo "Tavola Rotonda:..." Edizioni Riflesso, Asti, 2005.
Si ricorda che il sottoscritto Prof. Ivo Mandarino è anche titolare di una pagina Twitter, una pagina Facebook e di un canale YouTube in cui trovano posto video - tutorial di Filosofia e di Scienze Umane.
Bibliografia citata
AA.VV., 2000, Scuola Elementare Ordinamento e programmi, Napoli, Simone
Corsano A (a cura di), 1952, La Pedagogia, Firenze, La Nuova Italia
Deva F., 1973 (=1986), Didattica Generale, Torino, Tirrenia Stampatori
Erbetta A., 1991, Il destino pedagogico di Kant, in Erbetta A. (a cura di), 1991, Limite ed ulteriorità, Milano, Marzorati
Mori M. (a cura di), 1990, La filosofia di Kant, Torino, Loescher
Piaget J., 1964, Six etudes de psychologie, Genève, Gonthier (anche nella traduzione/versione italiana: Lo sviluppo mentale del bambino e altri studi di psicologia, Torino, Einaudi)
Ruffaldi E., 1999, Insegnare filosofia, Firenze, La Nuova Italia
FINE DELLA SECONDA PARTE/CONCLUSIONE
Grazie a tutti per la cortese attenzione e per la vostra lettura.
Se vorrete anche sentirmi potete andare sul mio canale YouTube.
Prof. Ivo Mandarino
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