I Sofisti (Protagora, Gorgia, Prodico e Crizia, Antifonte, Ippia di Elide...) e la loro novità antropologica e metodologica...

 I sofisti, nell'antichità hanno rappresentato una vera e propria novità nell'ambito filosofico. Fino ad ora, grazie alla mia umile, ma spero utile, ricostruzione storica di alcune tematiche dei pensatori dell'epoca antica e più recente, abbiamo visto - qui tramite i miei post e su YouTube, in forza dei video che sono proprio solo delle pillole di cultura filosofica - come i filosofi trattati si concentrassero, in modo particolare su un unico principio (ciò era, nei fatti, anche per i pitagorici) o sulla molteplicità di principi (come abbiamo visto soprattutto con gli ultimi trattati). In ogni caso, l'indagine era sui principi primi da cui si origina ogni cosa immanente o trascendente che sia.

Bene, oggi con i Sofisti, si cambia un poco prospettiva, nel senso che l'attenzione si sposta sull'uomo ed è una visione antropocentrica, per alcuni versi e strettamente antropologica per altri.

Intanto, incominciamo con il dire che, soprattutto in passato, didatticamente, si parlava dei Sofisti in termini più negativi che positivi, nel senso che - di loro - si tendeva a mettere maggiormente in luce l'aspetto classico del "saper rendere vincente un argomento perdente" con l'abilità dialettica ed argomentativa ma non per pervenire alla verità quanto piuttosto per avere ragione in una disputa verbale. Alcuni li definivano anche abili giocolieri delle parole, in modo davvero eccessivamente ingrato. Bene, ciò può essere certamente in parte vero, e non si vuole qui attuare alcuna pratica di revisionismo filosofico però, è anche vero che per onestà intellettuale dobbiamo avallare una posizione che tenta di ristabilire un maggiore e più corretto equilibrio.

Ecco, questo equilibrio consiste nel riconoscere a questi filosofi la capacità, comunque, di interessarsi delle questioni umane e conoscitive e di non essere affatto dei qualunquisti. Non per questo, tutto ciò che la storia ci ha consegnato attorno ad essi deve essere rigettato di punto in bianco ma un poco rivisto, questo certamente sì.

Intanto, è vero il discorso di fondo che in essi vi fosse una certa qual sottile arte della persuasione per portare l'interlocutore verso i loro pensieri più per aver ragione (per dirla in parole povere e comprensibilissime da tutti, addetti e non addetti ai lavori) ma è altresì vero che lo strumento della parola e della retorica era esercitato anche in virtù ed in funzione di una certa qual ricerca della verità attorno all'uomo e per l'uomo.

Vediamo nel dettaglio quel che avvenne con i Sofisti. Una sorta di pacifica "rivoluzione" culturale e di prospettiva effettivamente ci fu. Nei modi e nei mezzi della ricerca, nelle attività, nella metodica, nelle tematiche...

In relazione alle tematiche, quelle che i Sofisti affrontarono furono legate al linguaggio, alle leggi, alla religione, alla storia. 

Il loro "movimento" per così dire, portò delle novità certo non irrilevanti: il linguaggio assume un'importanza essenziale, come esaltazione della retorica, della dialettica, dell'arte del presentare un argomento. Il confronto con l'interlocutore diviene un dialogo che assume spesso i termini dello scontro/confronto con un avversario allo scopo di persuaderlo di ciò che si ritiene giusto e corretto, anche al di là di ogni evidenza possibile. Esaltazione dell'arte della parola e solo in subordine, comunque non sottovalutata, della verità. Certo i contenuti non sono la parte principale dell'argomentazione, come invece sarà per Socrate. In ciò qualcuno ha voluto vedere in Socrate un Sofista ma diverso rispetto agli altri (sostenere comunque che Socrate sia un Sofista sarebbe cosa scorretta e sconveniente, prima ancora che palesemente inesatta) e ciò solo per l'interesse in ambito antropologico poiché - come dirà lo stesso Protagora - "L'uomo è misura di tutte le cose".

L'interesse antropologico e per la verità, ma quella vera, per Socrate ci sarà ma non sarà un interesse per prevalere nella disputa dialogica. L'interesse di Socrate è disinteressato da ogni tornaconto personale, fosse anche solo, o anzi proprio per la vanagloria, e ciò lo porta a sposare un interesse ver, autentico e genuino per la scoperta della vera ed unica verità e l'uomo è davvero al centro del suo interesse conoscitivo e morale. 

Per lui conoscenza e moralità, infatti, coincidono. Senz'altro diversa, lo si vedrà, la prospettiva dei Sofisti classici. Metodologicamente Socrate poteva forse assomigliare ai Sofisti, ma certo non lo era nella forma pura e nella sostanza, nelle intenzioni e negli interessi.

I Sofisti usano la parola "eristica" per indicare l'arte della contesa verbale per far prevalere la propria tesi rispetto a quella dell'avversario e qui, effettivamente, vera o falsa che sia, tramite la dialettica, il linguaggio e la retorica si cerca di rendere davvero vincente un argomento perdente.  

I Sofisti parlano anche in termini di antilogica: l'arte di contrapporre un'ipotesi ad un'altra per arrivare alla conclusione che le stesse si escludono reciprocamente.  

La famosa frase "L'uomo è misura di tutte le cose" di Protagora porta ad una fase in cui ci si apre ad un nuovo relativismo conoscitivo e valoriale, anche morale, con una sorta di anticipazione del pensiero debole, arrivando a sostenere che tutto è da mettere e da rimettere in discussione, la verità stessa ed i valori non sono assoluti e definitivi ma sempre relativi.  

Questa frase porta ad una forma di "fenomenismo": con quest'assunto si vuole sostenere che la realtà è tale per come ci appare. Ad un certo punto non vale solo la ricerca della realtà per pervenire all'obiettività della stessa ma per sondarla per come ci appare e per come la reinterpretiamo.

Questa frase apre poi ulteriormente ad un "umanismo", ovvero l'uomo diviene giudice di ogni fatto ed attore di ogni accadimento, vero soggetto attivo e giudice di tutto. E tutto ruota attorno a lui in una sorta di rinnovata (o ritrovata) antropologia in cui davvero si può parlare di antropocentrismo.    

Ora, riunificando le categorie concettuali e conoscitive che sviluppa Protagora con il suo umanismo, il fenomenismo ed il relativismo di cui si è parlato, egli giunge a sostenere che l'unico fondamento che davvero conti, nei termini della scelta logica, l'unica possibile da farsi, è l'utile sia nell'ambito personale che collettivo, pubblico o privato che sia.

All'interno di un movimento così vasto, tuttavia, esistono - anche tra gli stessi esponenti di una medesima e pur unitaria corrente di pensiero, delle modalità di approccio differenti o puntualizzazioni di obiettivi diversi. 

Gorgia, ad esempio, mette in atto una sorta di scetticismo globale che interessa gli aspetti metafisici e/o teologici e ponendo tutto rigorosamente in dubbio, anche dopo attenta analisi, dunque nelle stesse conclusioni, ritiene (in un'ottica che pare essere anticipatoria del pur molto successivo ed anzi recente pensiero debole, usato qui con tutte le cautele del caso) una forma di sostanziale inconoscibilità o di impossibilità di conoscibilità globale dell'essere e delle sue caratteristiche e dell'essere nella dimensione ontologica (che inerisce la sfera metafisica e trascendente, per tacere di quella gnoseologica, pure collegata, in quanto conoscitiva alle caratteristiche in sé dell'essere in quanto tale).

Ebbene, in uno scenario simile Gorgia afferma la sostanziale possibilità di pensare logicamente l'essere stesso (ontologicamente) e pure la sfera ontologica stessa in sé, cosicché sparisce ogni punto di riferimento sia esistenziale che conoscitivo. In una siffatta ottica, a rigore, non è certamente possibile dimostrare l'esistenza di Dio, ma - in verità - non è neppure possibile pensare a questo Dio. La prospettiva, del tutto nuova, sotto tutti i punti di vista, allora, esistenziale, gnoseologico-conoscitivo, metafisico/teologico, trascendente porta ad una forma di agnosticismo, quando non di nascosto ateismo, di sostanziale inconoscibilità, al punto da approdare a considerazioni quali: "tutto è falso", inteso come "tutto è sostanzialmente inconoscibile".

A rigore, anche un'affermazione come "tutto è falso", non sarebbe corretta in senso stretto poiché il "tutto è falso" presupporrebbe una conoscenza che diventa poi "non-conoscenza" e, secondo le loro convinzioni, neppure di ciò si potrebbe essere certi poiché la non conoscenza è, a tutti gli effetti, una forma di conoscenza.

L'esatto contrario che sostenere che "tutto sia vero" o che "qualcosa sia conoscibile" ma, comunque, pur sempre un'affermazione di fatto.

Tutto ciò di cui è lecito parlare, allora, e tutto ciò che è possibile concretamente sostenere - allora - si limita la puro vivere pragmaticamente ogni aspetto ed ogni momento della vita in una cornice, però, di sostanziale instabilità.

La storia viene comunque vista sempre come un progresso, al di là della visione tragica della vita data da così tante e tali incertezze esistenziali e l'uomo può vivere la propria condizione solo grazie a quelle tecniche (viste come complesso di arti) che trasformano comunque la società e che nella storia trovano la loro dinamicità e sviluppo. In modo particolare, importante è sviluppare quella che è vista come la "tecnica di tutte le tecniche", ovvero la politica, il vivere insieme nella polis secondo regole codificate e standardizzate.

In quanto alle Leggi, esse sono vere se sono "di natura", poiché almeno sono genuine e per come si presentano, non interpretabili né manipolabili, mentre quelle umane sono opinabili, discutibili ed incerte e spesso conducono a conclusioni false.

Almeno, stando alla legge di natura possiamo credere alla naturale e sostanziale uguaglianza tra gli uomini come ci suggeriscono Antifonte ed Ippia.

A livello religioso si instaura, poi, oltre al già citato agnosticismo religioso (con Protagora), anche la critica agli dei su cui si fondano le credenze della tradizione.

Questa, in somma sintesi, e brevemente, la posizione delle maggiori tematiche dei Sofisti. 

Grazie, ad un prossimo appuntamento.

Vs. Prof. Ivo Mandarino 

                                                       Immagini del Prof. Ivo Mandarino

                                    Il Prof. Ivo Mandarino in alcune differenti immagini
                                                             Prof. Ivo Mandarino

   



Il Prof. Ivo Mandarino




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Prof. Dr. Ivo Mandarino, divulgatore culturale e filosofico.