Jean Meslier, parroco... ateo, filosofo illuminista, trattato da un professore credente (cfr. video in merito, quello di ieri e quello odierno)
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By Prof Dr Ivo Mandarino
Jean Meslier, parroco ateo, filosofo illuminista trattato da un professore credente.
In questo articolo si tenterà di mettere in evidenza quanto si è già accennato ieri in un primo video nel quale si è accennato al Meslier filosofo illuminista nonché parroco di un piccolo paese francese, vissuto tra il 1600 ed il 1700.
Oggi verrà girato un breve, secondo, video in cui si menzioneranno le parti che qui saranno trattate.
Chi vi scrive la pensa ben diversamente da Padre Jean Meslier, almeno per quanto riguarda le parti dottrinali, ma - questo, davvero - non ha alcuna importanza nei riguardi della presente trattazione, né del video che si girerà su di lui.
Perché si è parlato di Meslier? Perché si era parlato delle posizioni materialiste ed atomistiche di filosofi del passato come Democrito, ad esempio, o ad Eraclito, per cui - se è vero, come è vero - che non si possa parlare, per quelle epoche lontane, ancora di adesione ad un vero e proprio ateismo, è altresì vero che l'ateismo, in quanto tale e come lo si intende, nel significato moderno del termine, compare con il 1700, con l'Illuminismo.
Bene, siamo nel periodo degli Enciclopedisti (la famosa Encyclopedie sulla quale scrivevano d'Holbach, Condillac, Helvetius, Diderot, d'Alembert, Voltaire,...) e questo "oscuro" e semi - sconosciuto parroco francese si ritaglierà, a posteriori, una fama postuma, anche se non così allargata al grande pubblico.
Jean Meslier, nasce nel 1664 a Mazerny da una famiglia di agiati mercanti della media borghesia francese e compie i suoi primi studi presso la scuola parrocchiale locale. Diventerà poi sacerdote, all'età di 25 anni, avendo studiato presso il seminario di Reims, probabilmente senza tanta convinzione né vocazione ed incomincerà a svolgere il suo ministero sacerdotale presso Entrépigny, dove vivrà tutta la vita, apparentemente svolgendo il suo ministero con convinzione, senza destare sospetti sul suo ateismo di fondo.
Non creerà neppure troppi problemi alle gerarchie ecclesiastiche che, poi, attaccherà in modo molto deciso nel suo Testamento e solo due episodi vengono ricordati, al riguardo: ovvero una polemica con un proprietario terriero che, pare, non volesse retribuire come avrebbero meritato i suoi mezzadri.
Forse, anche da questo episodio, si può comprendere come egli fosse passato - socialmente - ad idee di stampo socialisticheggiante.
Il secondo episodio riguarda la scelta della perpetua che, in deroga ai 40 anni minimi previsti secondo la legge ecclesiastica, di anni ne ha appena 18. Qualcuno dice anche che la ragazza sia una sua lontana parente. La gente comincia a malignare su questa scelta e, nonostante l'interessamento diretto dell'Arcivescovo, la situazione non cambia.
La vita di Padre Jean Meslier continua, insomma, così per un quarantennio trascorso sempre con la stessa perpetua, senza grandi scossoni, né altre polemiche ulteriori svolgendo il proprio incarico senza destare nè scandalo, né motivi di dubbio circa la sua fede.
L'impegno ch'egli mette nella sua mansione e nel suo sacro ministero appare, infatti, in linea con la dottrina.
Le omelie, la celebrazione cultuale sono aderenti alla pratica cattolica.
Ma Jean Meslier incomincia a lavorare ad un'opera, nel segreto delle sue ore libere, che sarà poi il suo testamento e che farà successivamente balzare sulla sedia, non solo le gerarchie ecclesiastiche ma anche studiosi di altre discipline come storici, filosofi e sociologi, anche per l'irruenza delle parole ch'egli utilizza, tutt'altro che pacate e misurate.
Eppure non gli viene tributata una grossa fama, né - ancora oggi - appare essere così conosciuto e dire che è anche per lui che è stato coniato il termine di Ateologia. Se per Teologia si intende, proprio risalendo all'etimo della parola, lo studio di Dio, per Ateologia (con l'alfa privativa che in Greco depotenzia il significato della parola in sé) si intende lo studio che si interessa a sostenere o a dimostrare la non esistenza di Dio.
Personalmente, e tutti sanno benissimo come la pensi in merito, avendo prodotto anche commenti da laico cattolico non consacrato ma praticante, la figura complessa di Meslier mi ha sempre colpito molto e mi stupisce il fatto che tanti tra i colleghi che insegnano queste discipline ne ignorino l'esistenza.
E' vero che non può certo essere annoverato tra i filosofi principali, pur tuttavia un suo segno l'ha ben lasciato, visto che il filosofo francese Michel Onfray ritiene Jean Meslier il primo filosofo ateo che la storia abbia conosciuto.
L'apertura del Testamento di Meslier è una vera "doccia fredda" poiché egli attacca risolutamente la Chiesa Cattolica, le gerarchie ecclesiastiche e la dottrina cattolica su tutti i fronti.
Attacca anche tutto ciò che riguarda la monarchia, la filosofia spirituale impegnata a dimostrare il trascendente ed il metafisico, attacca la morale cristiana e, soprattutto, il destino dell'uomo che potrà, a suo dire, soltanto vivere una vita, quella terrena e non vi sarà possibilità alcuna per un'altra vita.
Egli critica così l'impostazione teologica di tutte le Chiese e di tutte le Religioni e, smonta, sempre dal suo punto di vista, ogni parte letterale e dogmatica di cui si compone la Religione Cattolica.
Divide il suo testamento in capitoli, in alcuni dei quali si occupa anche della tematica della giustizia sociale e, addirittura, in polemica con lo stesso Cartesio, dei diritti degli animali.
Alcuni dei suoi brani sono addirittura molto ruvidi ed attaccano la Chiesa ed i suoi dogmi con straordinaria forza e con termini molto decisi, acri, sarcastici, rivelano una qual forma di acredine e di decisione molto viva.
Sono almeno otto i punti in cui si suddivide il suo testamento: dal ritenere che le religioni siano solo fiabe sciocche piene di contraddizioni e banalità alla banalità ed inesistenza (secondo lui) della fede, alla banalità dei dogmi e delle rivelazioni, agli errori (sempre secondo lui) della morale cristiana, alla falsità - in generale - verso tutto ciò in cui si è creduto.
Egli cerca di smontare tutti gli episodi principali del Vangelo, riducendoli e reinterpretandoli alla luce di puri avvenimenti ed accadimenti umani, cercando così di togliere la divinità di Gesù Cristo, riducendolo a puro uomo, tra gli uomini.
Questo testamento, certo, cozza con il Padre Meslier (a parte i due episodi ora citati) che per oltre 40 anni svolge, senza particolari sussulti, dubbi, polemiche il suo sacro ministero e ci pone di fronte - inaspettatamente - un filosofo, Jean Meslier che è fondamentalmente e risolutamente ateo, che nega ed attacca con forza e virulenza - nel Testamento - ciò che nella pratica continua a svolgere, a questo punto meccanicamente ed è proprio ciò che ha scatenato, in una persona che ha molte idee differenti rispetto alle sue, quale io sono, un certo interesse.
Ovvero, l'interesse per una personalità così complessa quale effettivamente Jean Meslier fu: un uomo che, con tutti i suoi dubbi, le sue certezze e le sue incertezze ha condotto una vita (non sua...) disvelandosi, per quel che effettivamente era, solo all'apertura del suo interessantissimo, quanto - secondo me - almeno ma il giudizio è personale e perciò opinabilissimo, discutibile ( almeno in molte delle sue parti) Testamento.
Quando si insegnano materie come Filosofia, Scienze Umane, Storia, inevitabilmente bisogna mettere in conto di tramandare il pensiero di filosofi e persone di cultura che possono esserci distanti ideologicamente ma la professionalità ci impone certamente di farlo e, addirittura, senza aderire alle sue idee, appassionarsi alla sua - pur non comune - vicenda esistenziale, umana, personale.
Alla sua morte, il Testamento provocò una reazione, in seno alle autorità civili e, soprattutto, religiose, di grande sbigottimento e sarà, per lungo tempo, conservato ma, ovviamente, non reso noto.
Ecco questo è il reverendo don Jean Meslier (Mazerny, 15 giugno 1664 - Entrépigny, 30 giugno 1729), filosofo illuminista, ateo, che ho trattato proprio io, le cui mie posizioni sono altresì note. L'interesse per la cultura e la complessità delle personalità devono superare ed andare ben al di là di ciò che può essere il singolo pensiero di un protagonista della cultura ed anzi, forse, pure diventare motivo per "contestare" (si fa per dire naturalmente, rimane tutto a livello della sfera puramente intellettuale) quello stesso protagonista, proprio rendendolo noto.
Grazie per l'attenzione.
Vs Prof. Ivo Mandarino
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