Un breve scheda su Parmenide, Zenone ed i fisici pluralisti Empedocle, Anassagora e Democrito
Due immagini del Prof Dr Ivo Mandarino
Alcuni giorni fa trattai - in un breve video tutorial su YouTube, poco più che una semplice pillola di cultura filosofica - alcuni tra i tratti principali di filosofi come Parmenide, Zenone e, per l'appunto, i qui succitati Empedocle, Anassagora e Democrito.
Ne ripropongo qui alcune brevi schede riassuntive, in modo da ripresentarne, anche per iscritto, gli elementi essenziali del pensiero.
Il sistema comparativo può rivelarsi molto utile allo scopo.
Per Empedocle le radici della realtà sono rappresentati dal fuoco, dall'acqua, dalla terra e dall'aria mentre per Anassagora gli elementi della realtà sono i semi chiamati anche omeomerie (piccole particelle invisibili di materia, differenti per qualità) e, per Democrito, sono gli atomi (particelle minutissime ed indivisibili, identiche per qualità ma diverse per quantità).
Per Empedocle sui quattro elementi naturali (acqua, aria, terra, fuoco) agiscono principi e forze come l'amore e l'odio, viste come forze del cosmo che uniscono e dividono. Attraverso di esse trova luogo il ciclo cosmico che trova la sua armonia nei momenti di conflittualità tra amore ed odio (quasi un paradosso, ma almeno così si crea il movimento generatore) mentre, invece, nei momenti di pausa di conflittualità con dominio o dell'amore o dell'odio, non vi è vita. la vita si manifesta nei momenti di belligeranza tra odio ed amore. E' solo così che è possibile il ciclo cosmico. Con un alternanza perenne di armonia e caos. Abbiamo, per meglio dire, una forma di armonia, l'azione disgregante dell'odio, una fase di caos e poi, di nuovo, un'azione unificatrice ad opera dell'Amore e via discorrendo, all'infinito.
Per Anassagora sulle omeomerie agisce il principio chiamato "nous", inteso come mente divina che ordina i semi nel ricreare la realtà.
Per Democrito la realtà, costituita dagli atomi, di cui si è detto, che costituiscono la materia presenta anche un'altra caratteristica (il vuoto), cioè lo spazio entro il quale si trovano gli atomi stessi che si aggregano e si disgregano, fra di loro, dando origine a tutti i corpi materiali secondo un movimento, regole e cause meccanicistiche ed il principio di causalità.
Interessante, infine, nell'ottica di Democrito la teoria della conoscenza che può essere di due tipi: oscura e genuina. Nel primo caso è sensibile, nel secondo caso è razionale. Nel primo caso può essere fallace, nel secondo caso è certa e sicura.
Questo modello di conoscenza riprendeva grossomodo quello di Parmenide il cui assunto era "l'essere è, il non essere non è", intendendo con ciò che l'essere è sempre (quando viene compreso per via razionale e non già sensoriale), mentre il non essere non è (ovvero non può essere un'altra cosa, rispetto a ciò che è veramente e ciò viene, per l'appunto, avallato dalla ragione e non già dai sensi).
La conoscenza, per Parmenide, può essere di tre tipi: quando, nel primo caso, è basata sulla ragione è vera e non può non essere e si polarizza sulla conoscenza dell'essere in quanto tale (nel suo valore ontologico, ovvero su ciò che è alla luce della ragione, avrebbe detto - molto più avanti - Kant). Valore ontologico che vuol dire nel suo valore intrinseco, letteralmente essenziale, ovvero che non può essere in modo differente e spogliato di ogni altra determinazione particolare.
Nel secondo caso quando è basata sui sensi ed è, allora, doxa, cioè è opinione, creduta dai più, dalle persone comuni (e non dai filosofi) ed è ingannevole, porta al massimo a conoscere l'essere in apparenza (come in realtà non è). Ricordiamo, al proposito, quel che Descartes (Cartesio), diversi secoli dopo, suggerirà in merito alla conoscenza attraverso i sensi che può essere, appunto, fallace ed illusoria!
Nel terzo caso si parla di conoscenza come opinione plausibile e verosimile (fondata su ragione e su sensi): essa ci fornisce una spiegazione verosimile della realtà alla luce dei principi opposti che si risolvono in sintesi ed in unità dell'essere superiore.
Nel primo caso (conoscenza razionale) il principio conosciuto lo era nella sua essenza precipua e letteralmente essenziale e si presentava come non generato, non creato, eterno, immutabile,... con tutte le caratteristiche essenziali del Principio Primo Divino.
Nel secondo caso (conoscenza sensoriale) il principio conosciuto si presentava come ciò che è generato da qualcosa e quindi è sottoposto al passare del tempo, all'usura, alla corruzione e consunzione materiale.
Con queste considerazioni Parmenide poneva l'accento sull'ontologia, ovvero su quella disciplina che considera l'essere in quanto tale, spogliato di ogni altra determinazione particolare e così facendo "spalancava" letteralmente la porta su argomentazioni come quella di Zenone (il famoso paradosso di Zenone o di Achille e la tartaruga, noto quindi anche come paradosso di Achille, cfr. mio video - tutorial su YouTube).
Zenone, considerando l'essere, si concentra su Achille e sulla tartaruga e, posto che la tartaruga parta con un certo vantaggio, ritiene che Achille non potrà mai coprire quel vantaggio che la tartaruga ha poiché, quando arriverà al punto della tartaruga, essa avrà già coperto - nel frattempo - un altro arco di spazio.
Perché questo? Perché non si considerano condizioni e caratteristiche come la velocità e lo spazio ma solo l'essere in quanto tale e la sua collocazione originaria. Il disavanzo con cui Achille copre le distanze è preso così solo come caratteristica parziale che non potrà mai essere coperta integralmente ma solo parzialmente, senza possibilità di annullarla del tutto.
Si veda, allo scopo, anche il Video - Tutorial dedicato sul mio canale YouTube, all'argomento e, se ritenuto positivo, può esser contrassegnato da un "like" e dall'iscrizione che non costa nulla e non dà impegno alcuno. Grazie.
Prof. Ivo Mandarino
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