"Lamentazioni funebri" e "Celebrazioni funebri a pagamento" By Prof. Ivo Mandarino


"Lamentazioni funebri" e "Celebrazioni funebri a pagamento". By Prof. Ivo Mandarino





 In questo post riporterò due paragrafi che traggo dal mio più volte citato testo Tavola rotonda... Ed. Riflesso, Asti. Tali paragrafi si riferiscono alla ricerca universitaria sulle cerimonie per i defunti nell'astigiano.  


                                                    Lamentazioni funebri

Nella nostra realtà territoriale le lamentazioni funebri artificiali, peraltro diffuse ma non come in altri territori, sono dunque sempre state ad opera di poveri (vedasi l'esempio dei "piagnoni") che, a pagamento, rendevano un servizio ai ricchi, comunque in una chiara ottica di subalternità.

Non pare che fosse invalso l'uso del pianto artificioso dei parenti più stretti del congiunto (almeno in base a quanto riferito), a differenza di quanto si registra nell'Italia meridionale in cui il lamento viene manifestato nei canti funebri il cui "modello può essere utilizzato tal quale in tutti i lamenti resi da moglie a marito: e l'elemento personale potrà manifestarsi soltanto nell'interpretazione. Ma anche nel caso di morte del padre la figlia potrà adottarlo (...). Allo stesso modo la madre che lamenta il figlio (...)" (de Martino, 2002, p. 132).

Né, nel nostro territorio, sembra esserci traccia della pratica di "ritualizzazione dei conflitti" - come viene opportunamente definita dal de Martino (cfr. ibidem, p.144) - presente , ancora una volta, nell'Italia meridionale:"Si tratta (...) di un litigio fra persone su argomenti che la morte rende attuali, ma di un litigio 'recitato', in cui i contendenti sostengono una 'parte', e vanno esprimendo le loro ragioni utilizzando lo stile della lamentazione (...). La suocera riattualizza antiche gelosie contro la nuora e manifesta il proposito di rimandarla nella casa donde è venuta, (...)" (Ibidem, pp. 144 - 145).

Nell'Italia meridionale, dunque, tale ritualità sembra essere appannaggio quasi esclusivo delle donne, tipica del mondo contadino e, quasi unicamente, circoscritta nell'ambito familiare anche se è interessante notare come "nei più vecchi si serba ancora memoria di una costumanza secondo la quale i contadini, e in particolare le loro donne, erano tenuti, per una sorta di corvée, a lamentare la morte del padrone o di qualche membro della famiglia padronale" (Ibidem, p. 73).

E' opportuno ricordare, inoltre, come nel 1800 il lamento funebre fosse una componente abbastanza diffusa su tutto il territorio nazionale che poi, gradatamente, pare interessare quasi esclusivamente l'Italia meridionale con qualche sporadica sopravvivenza, nel corso del tempo, anche nel nord del Paese.

Infatti "Nei primi decenni dell'800 il lamento funebre era ancora consueto nei territori di tutta l'Italia, dalla Val di Susa al Senese, dal Veneto alla Sicilia e alla Sardegna; tracce ancora vive potevano essere osservate intorno alla metà del Novecento in Lucania e nel Molise e sporadicamente nel Canavese e in Valtellina, fino a tutti gli anni '80 in Calabria, e la sua influenza pare tuttora informare lo stile delle manifestazioni popolari di cordoglio nel Meridione" (Bravo, 2001, p. 145). 

Piuttosto, nell'astigiano e, forse, ancor più nella Langa assistiamo ad un tipo di commozione che non è indotta, non è artificiosa, non è a pagamento ma è sincera e soprattutto riferita a persone di pari collocazione sociale (quasi sempre contadini) ed appartenenti alla stessa comunità. Non risponde ad alcun rituale preciso anche se è, di fatto, entrata a far parte dei rituali in quanto è, poi divenuta, pur nella sua spontaneità, una costante fissa delle celebrazioni funebri. Infatti, il morto verrà ricordato sempre, bene e profondamente dalla sua comunità, "al suo funerale, ventiquattr'ore appresso ai rintocchi del trapasso, tutta la gente del villaggio sarà presente. E questa volta saranno gli uomini che, chiudendo il corteo funebre che si avvia al camposanto, esordiranno con le consuete formule per rinnovare nella memoria, anche con un sottile filo d'ironia, le 'umane' gesta del defunto fino a raggiungere alte punte di commozione che bandiscono la tristezza e trascendono il dolore. In fondo il ricordo epico è il vero pianto funebre del contadino che nella sua reiterazione mnemonica fa rivivere l'amico e non lascia morire definitivamente l'uomo della comunità, e in questo modo la comunità stessa" (Grimaldi, 1996, pp. 28 - 29).


                               Celebrazioni funebri a pagamento

Nei primi anni '60 le Messe in suffragio e lo stesso elogio funebre si suddividevano ancora in tre categorie distinte, a seconda di quale somma si volesse corrispondere al sacerdote. Con il Concilio Vaticano II (1962 - 1965) si è provveduto ad istituire una liturgia uguale per tutti, proprio per garantire una maggior omogeneità.

Ma negli anni precedenti il Concilio Vaticano II le differenze erano impietose e rimarcate: ad esempio, per il funerale di una persona molto ricca e potente si potevano officiare contemporaneamente - presso tre altari distinti nella stessa chiesa - tre Messe celebrate dal parroco e dai due vice-parroci.

Anche per la Messa di trigesima, al fine di garantire un'ampia partecipazione, spesso la famiglia dell'estinto si premurava di offrire un tozzo di pane, proprio davanti alla chiesa, a chi fosse intervenuto alla celebrazione.



Così scrivevo nella mia ricerca universitaria all'inizio degli anni '90, così parimenti riportavo nella mia pubblicazione nel 2005.


                              Bibliografia citata nei due paragrafi riportati

Bravo G.L., 2001, Italiani. Racconto etnografico, Roma, Meltemi.

de Martino E., 1958, Morte e pianto rituale nel mondo antico: dal lamento pagano al culto di Maria; Biblioteca di Cultura Scientifica; ed. 1975, ed. 2000 (ristampa 2002), Morte e pianto rituale, Torino, Bollati Boringhieri.

Grimaldi P., 1996, Tempi grassi Tempi magri. Percorsi etnografici, Torino, Omega.    


Grazie per la Vs cortese attenzione. Arrivederci a presto.


Prof. Dr. Ivo Mandarino    

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Prof. Dr. Ivo Mandarino, divulgatore culturale e filosofico.

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