Tradizioni funebri nel territorio dell'astigiano (corteo funebre e confraternite) by Prof. Dr. Ivo Mandarino
Prof. Dr. Ivo Mandarino
Prof. Dr. Ivo Mandarino
Questo post prende le mosse da una ricerca universitaria di pari titolo e da un saggio così pure intitolato presente nel mio "Tavola rotonda..." alle pp. 46 - 47.
" Corteo funebre e Confraternite
Un tempo, neppure troppo lontano, nel nostro territorio come in tante altre realtà, le differenze sociali risultavano essere marcatissime, ancora più di quanto non lo siano oggi; come si vissuti in un contesto sociale che rendeva nette le differenze tra le persone suddividendole in caste, così, nella differenza cerimoniale, ci si accomiatava dalla vita terrena.
Al funerale di un povero spesso prendevano parte i congiunti, gli altri parenti e generalmente tutti i concittadini tra quelli appartenenti alla sua casta sociale: essi partecipavano seguendo il feretro nel suo ultimo viaggio terreno; certo non si registrava la presenza delle persone che "contavano"; il sacerdote indossava i paramenti sacri ma non il piviale lungo delle celebrazioni più solenni; il catafalco su cui veniva adagiata la bara in chiesa era tanto più basso quanto più bassa era stata considerata la sua casta sociale d'appartenenza.
Al funerale di una persona ricca, invece, lo scenario cambiava radicalmente: spesso la bara veniva disposta su di una lussuosa carrozza seguita da un corteo funebre molto numeroso, formato praticamente dalla quasi totalità del paese.
Vi prendevano parte le Confraternite e le Compagnie femminili: i componenti erano quasi tutti agricoltori che, per la loro partecipazione, venivano ben retribuiti dalla famiglia dell'estinto.
Con mezzi artificiosi si raggiungeva uno scopo ben prefigurato: una ingente partecipazione denotante quanto fosse amato e socialmente influente il caro (e ricco) estinto.
A Calosso, San Damiano e Costigliole - a quanto ci viene riferito - apriva il corteo una delle Figlie di Maria che reggeva una croce; le altre ragazze appartenenti a questa Compagnia marciavano in posizione più arretrata, ai suoi lati, ed indossavano una divisa bianca con un velo che cadeva dietro adagiandosi fin verso il fondo. Le Figlie di Maria erano ragazzi nubili.
Seguivano, poi, le Umiliate (donne coniugate) che a Calosso vestivano una caratteristica divisa gialla (bianca a Costigliole e San Damiano) con un velo più corto rispetto a quello della divisa delle Figlie di Maria e cordone verde in vita.
Le Confraternite, maschili, si suddividevano in Battuti neri o bianchi (a seconda del colore della veste che indossavano, a cui potevano aderire uomini coniugati) e in Luigini, perché idealmente devoti a S. Luigi (composta da ragazzi e uomini non coniugati). Questi ultimi indossavano una veste rossa con rocchetto bianco (sorta di cotta medievale con le maniche molto strette).
Talvolta prendevano parte al corteo anche i bambini dell'asilo; infine, a chiudere, i chierichetti con il parroco ed i due vice - parroci locali, i sacerdoti delle frazioni vicine (nei casi di defunti di famiglie con particolare prestigio sociale) ed il resto della popolazione. A Castell'Alfero presenziava anche la Confraternita dei cosiddetti piagnoni, formata soprattutto da contadini, per l'occasione regolarmente retribuiti dalla famiglia del defunto: essi fingevano di piangere e si dimenavano inconsolabilmente per la dipartita del ricco; inoltre sceglievano chi, tra loro, dovesse recitarne l'elogio funebre, spesso improvvisato sul momento.
Dalle porte del paese, ove il corteo aveva preso l'avvio, si giungeva sino alla casa dell'estinto per poi proseguire verso la chiesa e celebrare le esequie.
Durante il percorso i sacerdoti intonavano il De profundis ben presto imitati da tutti i componenti il corteo funebre.
Le Compagnie avevano ciascuna la propria cappella in paese: i componenti lì si riunivano per pregare e meditare insieme. In Asti, invece, esse non erano presenti eccezion fatta per quelle "dei ragazzi", coordinate dagli orfanotrofi: se ne ricordano tre di cui una, attivissima, dei salesiani. Tali Compagnie sono poi scomparse dal nostro territorio, ufficialmente per mancanza di aderenti, in realtà è stato lo stesso Concilio Vaticano II che ne ha inibito l'attività avendo stabilito un cerimoniale sostanzialmente uguale per tutti. Inoltre le Confraternite, nell'ottica di un ritorno alla tradizione, hanno poi ri-assunto un loro specifico ruolo (per il ritorno alla tradizione, revival contadino, ruolo delle confraternite, pendolarismo sociale,... cfr. Bravo, 1984) e, talora, in alcuni territori permangono da sempre (cfr. Bravo, 2001, pp. 163 - 164) pur se, in entrambi questi casi (ritorno alla tradizione, continuità nella stessa), sono presenti in altri contesti e con altre finalità."
Così scrivevo agli inizi degli anni '90 per le mie ricerche universitarie e poi anche durante la stesura dei miei saggi, molti anni dopo, per dar luogo alla pubblicazione di cui ho già dato ampiamente conto.
Presenterò ora una veloce, breve e sommaria bibliografia inerente unicamente la stesura del presente paragrafo.
Bravo G.L., 1984, Festa contadina e società complessa, Milano, Angeli
Bravo G.L., 2001, Italiani. Racconto etnografico, Roma, Meltemi
Grazie a tutti per la Vs. gentile attenzione e cortese pazienza nel leggermi.
Arrivederci a presto. Un caro saluto a tutti!
Prof. Dr. Ivo Mandarino
Commenti
Posta un commento