I Capitolo (e preambolo) de "Le Confessioni " di Sant'Agostino. By Prof Dr Ivo Mandarino

 



In questo nuovo, breve post, mi limiterò quasi esclusivamente a riportare il pensiero di Sant'Agostino per quel che è rinvenibile nelle parti iniziali della sua monumentale opera "Le Confessioni" nell'edizione della Pia Soc San Paolo, anno 1949, con introduzione, versione e note di Mario Capodicasa.

Ricordiamo che Sant’Agostino scrisse quest'opera nel 397 d.C. e questa è una delle edizioni, poi replicate nel 1951, nel 1953, nel 1955 e nel 1956. L'opera considerata è dell'edizione del 1949.

La parte che qui riporteremo è quella iniziale dell'opera, Libro I, e va da pag. 59 a pag. 60, segnatamente, quindi, il capitolo I.

Si tratta di capitoli molto brevi ma molto densi, concettualmente profondi e spiritualmente incisivi.

Pregevolissimi certamente tutti i capitoli di tutta l'opera, costituita da più libri, capitoli fondamentali nell'ottica teologico-filosofica e costruiti, infatti, secondo una logica sequenziale.

In particolar modo i primi quattro capitoli del già citato Libro I, da pag. 59 a pag. 64 dell'edizione citata, mettono in luce le caratteristiche ontologiche di Dio, velocemente ma non sbrigativamente, anzi in modo completo ed esaustivo anche e soprattutto nell'ambito della relazione che si viene ad instaurare nella prossimità ed intimità spirituale di Dio e dell'uomo.

Ecco ora riportato, a titolo e livello esplicativo, il breve preambolo iniziale ed il Capitolo I nella sua completezza (pp. 59 - 60 op. cit.)

"Argomento - Dopo aver invocato Dio, S. Agostino da' uno sguardo ai primi tre anni della sua vita fino al quindicesimo. Confessa le colpe dell'infanzia e della fanciullezza. Il divertimento l'attira e non ama lo studio.

Capitolo I

Sei grande, o Signore, e grandemente lodabile

'Sei grande, o Signore, e degnissimo di lode; grande è la tua potenza; non ha limiti la tua sapienza '.

E l'uomo, piccola parte della tua creazione, brama lodarti, l'uomo che trascina la sua fragilità e porta in sé la testimonianza del suo peccato, testimonianza per cui tu, o Dio, resisti ai superbi; ma tuttavia l'uomo, piccola parte della tua creazione, desidera lodarti.

Tu sei che lo chiami in maniera che goda nel lodarti; poiché ci hai creati per te ed inquieto è il cuor nostro, finché non riposa in te. Fa, o Signore, che io sappia e comprenda se sia prima l'invocarti o il lodarti e se sia prima il conoscerti o l'invocarti.

Ma chi ti invoca non conoscendoti?

Colui infatti che non ti conosce può invocare altro che te. O piuttosto sei invocato, perché ti si conosca? Come dunque invocheranno quello in cui non hanno creduto? O come credono senza colui che lo predichi?

Loderanno il Signore coloro che lo cercano.

Quelli infatti che lo cercano lo troveranno e, trovandolo, lo loderanno.

Che io ti cerchi, o Signore, invocando te e che io ti invochi credendo in te; infatti a noi tu fosti annunziato.

Ti invoca, o Signore, quella fede che tu mi hai donato, che mi hai instillato per l'umanità del tuo figliuolo, per il ministero di un tuo predicatore."


Grazie, arrivederci a presto. 


Prof Dr Ivo Mandarino 

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