Isaac Newton fu davvero, oltre che filosofo, fisico, matematico, astronomo,...anche l'ultimo dei maghi? Un'interpretazione plausibile...



                                       Il Prof Dr Ivo Mandarino in due distinte immagini...


 In questo breve post, e facendo seguito alla condivisione, su Facebook, di un bellissimo video rinvenuto su YouTube, il cui autore ora sfugge, si cercherà di dar conto comunque di alcuni aspetti tipici ma particolari relativi al grande matematico, filosofo, fisico, uomo di scienza e di ragione - dunque - che risponde al nome di I. Newton che presentò peraltro lati di profonda convergenza con la magia e la superstizione.

Per far ciò ci si avvarrà del preziosissimo contributo del Prof Paolo Rossi, autore di un libretto piccolo ma ponderoso eppur anche divulgativo senza assolutamente nulla togliere agli approfondimenti, dal titolo "Newton e la Rivoluzione Scientifica " - La Biblioteca di Repubblica, 2011, al cui interno, ovviamente, lo stesso autore fa implicito riferimento a suoi pregressi studi circa questo autore e pure a studi terzi.

Qui tenteremo - metodologicamente - quale mission che ci si è posti di far luce su taluni aspetti, avendo cura - ovviamente- di far riferimento all'opera del Prof. Rossi e tentando così di dedicarsi ad un lavoro di "lucida" ricucitura tra le parti, avendo ben cura, si è detto, di citare ovviamente in modo intellettualmente corretto la fonte e tentando di creare così un agile collegamento tra le parti.

Ora, posto che Newton era sicuramente un grande filosofo e scienziato, come si presentava - egli -  a livello di carattere e di personalità, considerando che le parti non sono mai disgiunte ma convergenti?

Partendo dall'agile ma assai completo testo del Prof. Rossi si può dire che egli era una personalità molto prismatica e complessa e che la sua condizione di studente povero fra quasi tutti i ricchi non ha certo agevolato tant'è che "Tra i compiti di Newton c'era quello di pulire le calzature dei suoi colleghi più ricchi e di vuotare i loro pitali tutte le mattine." (Rossi P, p. 9, op. cit.).

Probabilmente anche ciò contribuiva a sedimentare aspetti del carattere più aspri, spigolosi e solitari se è vero, come è vero, che "Era un uomo estremamente difficile di carattere, ma dedito agli studi e alla ricerca con un'intensita' sconosciuta ai suoi contemporanei (...)" (Ibidem) tanto che "quando per esempio Newton aveva avviato l'esame di un problema, o si era messo a scrivere qualcosa, il suo gatto ingrassava molto, perché Newton smetteva di mangiare." (Ibidem).

Grande tenacia la sua, cocciutaggine unita però a capacità non comuni e preparazione approfondita e guidata come un faro dal metodo scientifico.

Però c'erano in lui delle profonde contraddizioni che ne facevano un animo ansioso e probabilmente nevrotico. "Newton non credeva alla Trinità: era un eretico, seguace della dottrina di Ario secondo la quale la natura di Cristo non è divina. Newton pensava che Cristo fosse illuminato da Dio" (Ibidem, p. 10, op.cit) ma non che fosse il Dio incarnato ed inverato nella plasticità della storia. Nulla più che un profeta, insomma... ma ciò lo esponeva a problemi enormi dato che i ricercatori, i fellows "di ogni college inglese a un certo punto della loro vita dovevano prendere gli ordini religiosi. (...) Alla fine riuscì a farsi esonerare, approfittando della fama e del grande riguardo con il quale era considerato da tutti. Nessuno conosceva queste sue convinzioni, eccetto due persone; persino sul letto di morte Newton non ne fece parola, anzi, chiamò queste due persone e fece loro giurare che non avrebbero mai rivelato il suo segreto." (Ibidem, pp. 10 - 11, op.cit.).

Un'esistenza passata nell'inganno sostanziale, non facile da gestire, una vita intera nella...recita di un ruolo.

E veniamo ora alla componente magica, a quello che fu più volte richiamato come il "baule di Newton".

Ecco quel che ci comunica ancora una volta il Prof Paolo Rossi, filosofo della scienza.

"Newton aveva lasciato un baule pieno di carte, che fu aperto per la prima volta da una persona interessata alla pubblicazione dei suoi scritti. Questo tirò fuori alcune carte e poi richiuse con forza il coperchio del baule, perché vi trovò una montagna di pagine su argomenti alchimistici, appartenenti alla tradizione magico - ermeneutica che aveva attraversato tutta la cultura europea dai tempi più remoti e che all'epoca di Newton era entrata in una profonda crisi. Fu la grande presenza di schizzi alchimistici che spinse colui che lo aveva aperto a chiudere con forza il baule, segnandone il destino. Quel baule conteneva anche scritti riguardanti l'Apocalisse, ovvero una serie di riflessioni sulla fine del mondo. La presenza di questa tematica fortemente religiosa mescolata, in qualche modo, giorno per giorno all'attività di un uomo che aveva cambiato la faccia e la struttura di ciò che chiamiamo "scienza " scandalizzo' il mondo dell'epoca." (Ibidem, pp. 11 - 12, op. cit).

Strano, poi, il destino di quel baule. Fu offerto a vari Enti di ricerca ed Università ma tutti lo rifiutarono decisamente.

Con ogni probabilità doveva apparire assai contraddittorio ed addirittura insostenibile l'abbinamento tra il rigore scientifico, la lucida analisi logico - filosofica e la magia condita da superstizione ed ipotesi cabalistiche. Doveva apparire come un atteggiamento addirittura bipolare, se così si può un po' arditamente definire, quello che presentava, apparentemente, il rigoroso e matematico Newton!

Un'eredita' pesante quel baule, un'autentica zavorra per l'immagine- anche post mortem- di Newton!

Addirittura "il grande economista lord Keynes, dopo aver letto i manoscritti, scrisse un saggio che fece il giro del mondo e circolo' sui giornali dell'epoca; il titolo era: Isaac Newton, the last of Magicians,..." (Ibidem, p.12,op.cit).

C'è da dire che ogni fatto va contestualizzato e che, in virtù di ciò, con ogni probabilità oggi nessuno parlerebbe di Newton nell'accezione dell'ultimo dei maghi ma questo dibattito, soprattutto in quell'epoca ed anche in quella immediatamente successiva, fu delicato e particolarmente sentito.


Prof. Dr. Ivo Mandarino 

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