Quel che disse (di molto lusinghiero!) Dante Alighieri su Severino Boezio. Post molto breve. By Prof Dr Ivo Mandarino
Quel che disse (di molto lusinghiero!) Dante Alighieri su Severino Boezio. Post molto breve. By Prof Dr Ivo Mandarino
È ormai passato un certo numero di anni, praticamente ormai qualche decennio, da quando Dante Alighieri fu definito- assai giustamente- un filosofo. Giusto, certamente, poiché il suo complesso ma dolce ed arguto pensiero può essere inquadrato in un vero e proprio sistema filosofico, nel suo insieme, ed egli può essere definito - a buon diritto - un interprete e commentatore di filosofia.
Dante, che era pure terziario francescano (tanto per inquadrare più compiutamente tutto il suo pensiero) autore di opere di assoluta purezza linguistica e stilistica quali, ad esempio, Il Convito o la Divina Commedia e la sua forma fu definita da alcuni illustri commentatori come un "dolce fiume di parole".
Indubbiamente un "dolce fiume di parole" che va, però, anche a definire e ad inserirsi in un contesto di pensiero raffinato. Chi ha letto la sua Divina Commedia non può non aver considerato tutta la forza, la pregnanza, l'incisivita', l'allusivita' simbolica in ottica cristiana in un'opera che è davvero enciclopedica, spaziando pressoché in tutte le branche del sapere e fondandosi su capisaldi metafisico ontologici d'impostazione scolastica neoplatonica e neoaristotelica.
Non tutti però, forse, ricordano che Dante fece certamente riferimento anche a Severino Boezio (considerato unanimemente come l'ultimo dei romani ed il primo dei medievali, nato a Roma nel 480 d. C., morto nel carcere di Pavia nel 524 o 526 d.C.) soprattutto laddove Boezio nella sua stupenda Consolazione della Filosofia fa riferimento alla caducità dei beni materiali e terreni e si concentra sulla veridicità ed immarcescibilita' dei beni spirituali in cui riporre la propria totale fiducia, trarne ristoro e godimento tramite la sua ancella, per l'appunto, la filosofia.
Dante elegge a buon titolo Boezio quale consolatore e suo dottore (e Boezio, a sua volta, aveva trovato nella filosofia la sua consolazione, da cui il titolo della sua opera) e, nel Convito, gli tributera' i giusti, riverenti onori.
Non solo, ma anche nella Divina Commedia, segnatamente nel Paradiso (X alle pp. 124 - 129), Dante gli rinnoverà i suoi favori, praticamente riconoscendogli il fatto di averlo iniziato allo studio, alla rimeditazione ed alla pratica della filosofia. Ed infatti, così scriverà nell'opera citata:
Per vedere ogni ben dentro vi gode
L'anima santa, che 'l mondo fallace
Fa manifesto a chi di lei ben ode.
Lo corpo, ond'ella fu cacciata, giace
Giuso in Cieldauro; ed essa da martiro
Da esiglio venne a questa pace.
Questo, dunque, il tributo di Dante Alighieri a Severino Boezio.
Prof. Dr. Ivo Mandarino
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