Caratteristiche e mission delle argomentazioni e prime domande

                                                       Il Prof. Ivo Mandarino         



Caratteristiche e mission delle argomentazioni e prime domande 

Quello di oggi sarà ancora un post di stampo generalista che si occuperà marginalmente di quelle che sono le caratteristiche delle discipline sociali di cui, ormai, mi occupo da tanti anni.

Non si entrerà ancora nel merito dell'argomentazione tecnica, né nella specificità delle tematiche o del pensiero dei singoli autori per insistere invece, ancora, su un aspetto che dovrebbe essere suscitato dal frequentare tali discipline: ovvero lo stupore e la meraviglia.

Su questo, una volta che avremo esaurite queste fasi interlocutorie, avremo modo di ragionare in termini di sviluppo argomentativo di stampo divulgativo (per tutti) e di sviluppo secondo modalità didattiche in modo tale che, tutto quanto si dirà, possa essere utile, da un punto di vista pratico, per uno studente nei vari anni di corso nelle varie istituzioni scolastiche, relativamente alle differenti discipline.

Ogni disciplina verrà così trattata nel modo più conveniente e corretto possibile venendo incontro alle esigenze, per quanto più sia possibile, degli studenti nel loro percorso di studi.

Si tenterà, insomma, di seguire quelle che possono essere le programmazioni standard seguite in modo classico dalle scuole con in più una visuale che si orienti sul versante divulgativo, facilmente accessibile a tutti.

Compito non facile, certamente, questo, ma che - tuttavia - si intraprenderà e che verrà ausiliato in tempi relativamente brevi da una serie di videolezioni su YouTube. L'idea è quella di prevedere la trattazione di un argomento in forma scritta, qui su questo blog, e poi di farne seguire una trattazione visiva su YouTube per rinforzare, integrare e completare il discorso.

Le motivazioni che stanno alla base di una simile impostazione sono facilmente intuibili. Si cercherà - come deve fare ogni singolo buon insegnante - di sviluppare competenze specifiche che siano disciplinari concettuali, tipiche e specifiche - appunto - della disciplina ma anche dei singoli autori e delle singole tematiche argomentate e disciplinari metodologiche, in grado cioè di conferire competenze e capacità da utilizzare per l'apprendimento di nuovi e più approfonditi argomenti sia nell'ambito delle discipline in sé, sia nell'ambito delle altre aree di sviluppo ed apprendimento.

Questa la metodologia che si seguirà se si pensa all'obiettivo di raggiungere gli studenti. Estendendo il discorso ad una più vasta pluralità (e comunità... secondo l'ottica seguita già fin da Marshall McLuhan, in cui la comunità mondiale sarebbe diventata, come nei fatti si è poi davvero verificato, un enorme villaggio mondiale, a motivo dello sviluppo delle nuove tecniche di comunicazione), ecco che muta un poco la prospettiva metodologica che, tuttavia, non entra in conflitto con quanto si è testé menzionato ma, anzi, lo avvalora, nella misura in cui ci si apre - come popolarmente suol dirsi - all'universo-mondo, cioè a tutti, ed allora si privilegia un l'aspetto maggiormente divulgativo, senza per questo perdere nulla in termini concettuali, contenutistici e di sviluppo delle competenze (tramite la riflessione e la meditazione), ma - anzi - consentendo a tutti ed a chiunque di avvicinarsi a certe tematiche, certi autori, certe riflessioni.

Non a caso il termine "riflessioni" è anche, e proprio, uno dei termini ricorrenti nelle mie pur iniziali frasi di questa nuova esperienza ed è parte integrante del titolo del blog stesso.

Su un punto, forse, spero almeno, ci siamo - allora - già chiariti le idee. Riflettere. Questo verbo accompagna l'azione pratica di chi intraprende lo studio delle discipline da me insegnate. In modo particolare la Filosofia aiuta a riflettere, a discernere, motiva le domande, dà loro un senso, un perché, per quanto da oltre 2500 anni circa, grossomodo (ed anche prima della nascita della filosofia stessa, come vedremo, con l'epoca della mitologia, dell'astrazione del mito), alcune delle domande essenziali non trovano risposta pur se avallate e rinforzate dai contributi di pensiero stratificatisi nel corso dei secoli anche attraverso i vari sviluppi succedutisi ed anche attraverso le varie prospettive culturali, nel frattempo sorte, tramite vari stimoli ed esigenze concettuali, conoscitive.

La storia questo ce lo insegna molto bene, proponendoci lo sviluppo del sapere umano attraverso i vari momenti e le varie articolazioni del sapere. 

La storia ce ne dà conto, ci presenta lo sviluppo in rapida successione, ci fa ragionare, ci è maestra di vita (historia magistra vitae est), piuttosto il problema è ribaltabile su di noi nella misura in cui - come razza umana (si ricordi, un'unica razza umana, le razze non esistono infatti, come ci dice proprio l'antropologia che, almeno all'inizio, peccò di aver abbracciato - perlomeno in alcuni dei suoi esponenti - purtroppo, posizioni differenti) non sempre abbiamo dimostrato di essere dei buoni allievi, non facendo buon frutto di quello che essa generosamente e soprattutto saggiamente (anche per l'impegno costante e continuo di tanti uomini e donne) ci tramandava.

Tant'è che, per chi voglia avvicinarsi seriamente a queste discipline, anche l'aspetto storico e l'approccio storiografico sono importanti.

Ma, e così si va in rapida conclusione di questo post ancora interlocutorio e forse ancora noioso con la ripromessa sincera che i prossimi saranno certamente interessanti e ben più accattivanti, in modo tale da puntare l'attenzione su un concetto chiave, fondativo di tutte le discipline umane e sociali, compresa la prima (ed in questo senso la più importante di tutte, in quanto di tutte le altre la madre da cui filialmente discendono: la filosofia), la filosofia - allora - come poi pure tutte le scienze umane (la psicologia, l'antropologia culturale, la pedagogia, la sociologia,...) hanno un marchio, un'impronta che non può essere dimenticata poiché altrimenti viene a mancare la spinta che muove l'interesse: e questa spinta che muove l'interesse verso l'oggetto di studio è rappresentato dalla meraviglia.

Come già ci dicevano allora proprio tutti i filosofi dell'antichità classica, della grecità, quegli esponenti del tipico carattere conoscitivo della Grecia classica, Socrate e Platone in testa (ma ben accompagnati da un sentimento invero comune), puntavano l'attenzione sul fatto che è... la meraviglia che ci deve spronare alla ricerca, ad una ricerca incessante e mission di tutta una vita.

Socrate ben esplicitò questo comune sentire affermando che: "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta", Platone, suo insigne e sommo discepolo, insistette sull'importanza del meravigliarsi di fronte alla bellezza ed alla profondità del sapere affermando che:" è  proprio del filosofo questo che tu provi, di essere pieno di meraviglia; né altro cominciamento ha il filosofare che questo", in ciò completando quanto anche Pitagora aveva assai convintamente asserito, ovvero che: "Filosofo è colui che osserva in modo disinteressato lo scorrere della vita", da cui si comprende la mission specifica di cui si sente investito il filosofo (come ribadirà diversi secoli dopo anche il filosofo della Danzica prussiana, Arthur Schopenhauer, quasi a rivestire il ruolo di sacerdote laico e, nel suo caso, ateo) da un punto di vista morale (come senso di responsabilità verso il sapere e verso gli altri uomini) ed anche conoscitivo in senso stretto per penetrare in profondità il senso, l'essenza delle cose e soprattutto il destino cosmico, esistenziale. 

Ma, d'altra parte, questo è un compito assai arduo e difficile per il filosofo ed infatti Socrate stesso dirà che, intanto, ciascuno deve comprendere che, alla fin fine, la conclusione è che la massima conoscenza possibile ci porta, neanche tanto paradossalmente ma semmai realisticamente a riconoscere, non per questo con senso di rassegnazione o di sconfitta ma di lucido convincimento raggiunto dopo la ricerca incessante stessa che: "So di non sapere" e "Conosci te stesso", il famoso "nosce te ipsum" e che per dar conto di ciò ragionevolmente e con straordinaria forza concettuale Platone dirà che:" La Psiche è un fondo enigmatico e buio". 

Se si pensa che per i Greci "il problema" era il quesito che poteva essere - pur difficoltosamente - risolto ma che "il pròblema" era quello che non poteva essere sciolto in alcun modo, ecco che la psiche diventa un fatto davvero intricato, vero mistero e guazzabuglio.

La prossima volta insisteremo su questi concetti, soprattutto su quello evidenziato in ultimo dalla succitata frase di Platone che, fino a qualche tempo fa, campeggiava su una scritta posta in calce all'insegna del Reparto di Psichiatria da parte di un noto Psichiatra recentemente scomparso, cui si farà riferimento.  

Ed in ogni caso la "filosofia è un farmaco che cura le paure umane" (Epicuro) e la "filosofia non respinge nessuno e non fa speciali scelte: splende per tutti" (Seneca) da cui deduciamo che tutti gli uomini sono per la loro stessa intrinseca natura filosofi portati a porsi le medesime domande esistenziali di fronte a cui, dopo secoli di rielaborazione concettuale e di fervida meditazione, ancora nessuno ha scritto la parola fine e mai potrà del resto farlo appunto perché queste domande che riguardano il senso della vita ed il perché dell'esistenza sono quelle che tutti si sono sempre posti, ovvero:" Da dove veniamo?", "chi siamo veramente?", "questa vita terrena ha un senso?", "qual è il fine ultimo della mia esistenza?", "c'è un senso nel venire al mondo?" e più importante di tutte :"C'è una vita dopo la morte o si apre il baratro verso l'ignoto, lo sconosciuto o, addirittura, il nulla?", eppoi, ancora: "c'è un Dio che ha creato ogni cosa?", o: "dopo la morte a Lui si ritornerà o quale fine si farà?".

E' un Dio misericordioso pieno di Amore e Sommo Bene o è solo un Principio Primo che fa scoccare la scintilla dell'esistenza muovendo il tutto che ha creato e poi si disinteressa delle sue creature, essendo "solo" un Principio imperscrutabile di Somma Conoscenza ed Intelligenza, fautore di un Disegno Cosmico? Oppure ha insieme tutti questi attributi essendo forse anche Somma Perfezione per aver creato il tutto ed essere Egli stesso ingenerato e non creato ed essendo "Colui che era, è, che sarà" (Sant'Agostino), ingenerato ed increato, appunto, e da sempre esistente, non sottoposto alle coordinate spazio - temporali di cui è "autore" ma che limita al mondo fenomenico e non spirituale?

Siamo provvisti di un'anima? Se sì, da dove ci proviene?

Questo Dio: di Lui si può forse dimostrare l'esistenza? O, per contro, la non esistenza? E' argomento di pura fede o di sola ragione o di fede e ragione insieme? Quali i suoi attributi, le sue caratteristiche...

Tante, troppe domande tutte in una sola volta...  

Ovviamente a queste ed a tutte le altre domande incominceremo a dare un senso ed un ordine, così come ci è stato tramandato, e tale verrà presentato, in modo organico e strutturato ma per oggi ci fermiamo qui...   

Grazie per l'attenzione! A prestissimo!

Prof. Ivo Mandarino                                    

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