Il periodo "pre-filosofico", altrimenti detto "mitologico" - parte I


Prof. Ivo Mandarino


 Il periodo che precede temporalmente la nascita della filosofia (che convenzionalmente nasce tra il VII-VI secolo a.C.), più per pura definizione che per vero e proprio atto fattuale, viene - per definizione, appunto, più che per realtà effettiva, preceduta da un periodo definito del "Mito", ovverossia basato sulle dottrine cosmologiche mitiche, sulle dottrine religiose misteriche, sui motti dei Sette Savi e nella "comune" e quotidiana riflessione dei poeti a livello etico e politico.

Questi erano i "settori", i "centri" di riflessione e rimeditazione culturale dell'epoca ed è nel loro insieme e nell'insieme del loro fervido stimolo culturale che avviene l'elaborazione dei primi concetti filosofici.

Per quanto riguarda le cosmologie mitiche, il primo nome che possiamo considerare ai fini dell'argomentazione è quello di Esiodo che, secondo anche ciò che ci dice Aristotele fu il primo a cercare il principio primo delle cose, che del resto emerge nella sua opera, un poema, intitolato Teogonia.

Il fatto interessante sta nella domanda che Esiodo si pone, che è di carattere filosofico e nella risposta che è di stampo mitico in quanto non vi è elaborazione filosofica intesa nel senso più completo del termine visto che tutto ciò che sarebbe stato poi visto con le lenti del filosofo viene qui inteso come entità mitologica di cui la tradizione, la storia, la letteratura ci hanno consegnato un cospicuo patrimonio.

Anche un poeta come Ferecide di Siro (tra l'altro contemporaneo di Anassimandro che però filosofo fu davvero, ed ecco che talvolta i periodi vengono ad intrecciarsi e le teorie si sovrappongono e si stratificano) esprime le sue convinzioni secondo quella che era la mitologia classica greca del periodo interrogandosi su chi e cosa vi fosse prima di Zeus e della sua corte di divinità molto antropomorfiche. Ma l'analisi rimane ancora molto in superficie e senza approfondimento filosofico inteso in senso stretto. Interessante piuttosto è la comparsa di una prima forma di distinzione tra la materia, la corporeità ed il principio che organizza il mondo.

Altre pratiche contemporanee segnalavano l'esigenza di una rielaborazione filosofica e ciò si avvertiva nella proliferazione di vari culti che venivano celebrati con rituali precisi e che erano aperti ad una parte della popolazione, gli aderenti.

Tra quelli di maggior rilievo occorre segnalare il culto di Dioniso, il culto di Demetra e l'orfismo.

Erano, s'è detto, tutti culti contrassegnati dalla scansione temporale di rituali precisi e codificati e l'orfismo era quello che più si avvicinava ad una forma di rielaborazione filosofica.

Il protagonista era Orfeo la cui leggenda che lo riguardava diceva che fosse disceso all'Ade per poi far ritorno indietro: una sorta di esploratore dell'insondabile mondo dell'al di là della cui conoscenza (da dove arriviamo e dove finiremo?) si faceva pressante ed impellente.

Siccome era invalsa la credenza delle trasmigrazione delle anime da un corpo ad un altro, dopo la morte, e ciò si avvertirà ancora nelle posizioni platoniche e pitagoriche, quello della cosiddetta metempsicosi era un argomento ritenuto assodato e, semmai, da studiare e da comprendere.

Per purificare l'anima che aveva "soggiornato" in un corpo, si riteneva che - anziché terminare il proprio percorso in una sorta di allocazione spirituale - l'anima dovesse reincarnarsi nel materiale, nel tangibile per espiare le colpe commesse.

Questo già ci dice come la percezione della materialità fosse negativa, probabilmente perché peritura, caduca, considerata senz'altro meno nobile rispetto alla spiritualità a cui si conferiva un'indubbia superiorità in termini di perfezione.

All'interno di questa dicotomia tra "materiale" e "spirituale", destinata ad influenzare tutta l'elaborazione concettuale filosofica successiva, ed anche interna alle posizioni di pensiero createsi nelle Religioni, oltre che la trasmigrazione che, però, non poteva che aver luogo alla morte di un corpo fisico, ecco che poteva esser utile - aderendo all'orfismo - partecipare a tutta una serie di riti e di pratiche cultuali in grado di liberare dai vincoli della mera materialità il corpo, inteso come una prigione per l'anima.

L'insegnamento di una via in grado di poter accompagnare l'uomo nel suo iter di liberazione (unitamente alla partecipazione alle pratiche cultuali dell'orfismo) sono alla base della riconquista della purezza, alla vita vera ed autentica, che può avvenire solo grazie all'elaborazione concettuale, alla riflessione, alla meditazione.

Il cammino "predicato" è, a tutti gli effetti, quello che ritroviamo nel Fedone di Platone in cui vediamo come - grazie alla testimonianza di un milite che, in punto di morte ha visitato l'al di là e che ha potuto rendersi conto di come là vi siano le forme pure ed i principi primi di cui la materializzazione dell'al di qua sia solo un mero ed imperfetto rifacimento - solo una vita di ricerca e di estraneazione da tutto ciò che è materiale possa portarci a comprendere la realtà più profonda di tutte le cose: le Idee che "vivono", per dir così, spiritualmente nella dimensione eterea e rappresentano la perfettibilità ed i principi primi e di cui le realtà materiali altro non sono che una mera ed imperfetta rappresentazione (ciò lo si vedrà nell'episodio del milite che "visita" la dimensione della perfezione, lo vediamo nel mito della caverna di Platone con lo schiavo che alla luce del sole vede gli oggetti nella loro reale entità mentre, nella caverna, ne vede solo le scure ombre proiettate sulla parete da un fioco fuoco...).

Un cammino terreno rivolto integralmente alla verità delle realtà ideali con un'attenzione rigorosamente polarizzata sulla scoperta e sull'accentramento delle verità trascendenti è l'unico modo per poter realizzare quella consapevolezza circa ciò che ha realmente importanza considerare e conoscere nei suoi principi fondanti e cioè che ciò che è afferente alla sfera spirituale ha un'importanza superiore rispetto a ciò che, vivendolo solo nella imperfetta e caduca realtà materiale, presenta tutte le imperfezioni della fisicità, della materialità e della concretezza perché mera rappresentazione (imperfetta) di ciò che è reale e che sta nell'ideale e condannato ad esser caduco e perituro, sottoposto alle coordinate spazio-tempoorali.

L'orfismo è, pertanto, fenomeno importante poiché ci parla di trasmigrazione delle anime, di riti e culti da osservare, di cammino di liberazione spirituale dalla mera materialità a favore di ciò che è ideale.

Contiene in sé molti degli elementi di riflessione e di considerazione che la filosofia farà propri quando nascerà come attività svolta da pensatori che potranno essere considerati filosofi a tutti gli effetti.

E' importante per l'attenzione che rivolge agli aspetti spirituali ed ideali e per contenere molti aspetti ed elementi che saranno considerati nella rielaborazione concettuale filosofica successiva.

Per ora terminiamo qui. La prossima volta si parlerà della Leggenda dei Sette Savi, all'importanza della poesia ed ai... primi vagiti della neonata filosofia nell'Antica Grecia

Prof. Ivo Mandarino               

    

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