Qualche considerazione storica sul Carnevale ed annotazioni antropologiche

 

Prof. Ivo Mandarino

Prof. Ivo Mandarino in un'immagine professionale.

Qualche considerazione storica sul Carnevale ed annotazioni antropologiche.

Il Carnevale che si è appena concluso affonda le proprie radici in feste antiche dalla lontana tradizione.

La cultura europea affonda le proprie radici in quella romana ed in quella greca ed effettivamente il Carnevale appartiene alle festività che venivano celebrate in Grecia ed a Roma con, rispettivamente, le antesterie (al dio Dioniso) ed i saturnali.

Durante questi periodi vigeva l'abitudine di potersi svincolare temporaneamente da obblighi sociali, tradizionali o gerarchici per poter - letteralmente - comportarsi come meglio si credeva, per poter scherzare e vivere con leggerezza.

Era un momento in cui il calendario rituale, liturgico ed annuale veniva interrotto nella sua scansione e la ripresa comportava un momento di rinnovamento ed insieme di ritorno alla normalità. Rinnovamento perché qualcosa cambiava, già il solo fatto di aver interrotto la continuità e di ritorno perchè, nella sostanza, le cose a cui si attendeva erano quelle di sempre. Tuttavia, era interessante notare come ad un periodo di normalità seguisse un periodo di caos, nuovamente ripristinato dal periodo di normalità.

Questo fatto era simbolicamente molto importante poiché dobbiamo anche considerare che il calendario greco, a differenza di quello cristiano (che è lineare perché parte da un punto A per arrivare ad un punto successivo di miglioramento), è il calendario dell'eterno ritorno (a cui si collegherà Nietzsche per il suo "eterno ritorno dell'uguale") e, quindi, è circolare.

In verità anche il calendario liturgico cattolico e quello calendariale contadino (stagionale) presentano una certa circolarità, nel loro insieme, visto che - anno dopo anno - tutto si ripete in modo straordinariamente uguale e, quindi sotto questo aspetto, presenta una certa circolarità.

Tuttavia, è pur vero che - a livello strettamente dottrinale - il calendario cattolico presenta un cammino rettilineo poiché parla di miglioramento, con la possibilità di arrivare da un punto A al successivo punto di miglioramento e così fino alla massima tensione possibile, non raggiungibile, ma certo a cui si deve aspirare.

A ben vedere, e se ne parlerà in un successivo articolo, anche tutta la scansione didattica della nostra scuola primaria ha risentito (con un certo successo) dell'articolazione su base calendariale stagionale e cattolica sicché tutte le attività svolte risentivano di questa duplice collocazione circolare. Ma è la prospettiva salvifica che è lineare.

Tornando al discorso del Carnevale, invece, è piuttosto interessante notare come, oltre che periodo di trasgressione e di massima libertà, fosse anche visto come periodo di ritorno alla normalità e come ciò prevedesse una lotta tra divinità, in modo che dalla fine della lotta scaturisse poi un nuovo riformarsi. Allora la libertà massima altro non era che allusività del caos.

E, ricapitolando, come dal caos originario si era creato il tutto e da quel tutto si era creato un momento di libertà e di scioglimento dalle regole e dalle convenzioni, ecco che dopo il caos momentaneo si crea un nuovo ordine.

A tal riguardo è molto interessante riportare quel che dice lo studioso Mircea Eliade nel saggio:"Il Mito dell'Eterno Ritorno": "Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della cosmogonia. I combattimenti rituali fra i due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i saturnali e le orge, sono elementi che denotano che alla fine dell'anno e nell'attesa del Nuovo Anno si ripetono i momenti mitici del passaggio dal Caos alla Cosmogonia".

Questo aspetto ne introduce ovviamente un altro per derivazione immediata e dirette, sequenziale ed è quello che riguarda i morti poiché, nell'opera summenzionata di Mircea Eliade (e nel precedente articolo si faceva riferimento a ciò, pur senza menzionarla)"i morti potranno ritornare poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte...e ritorneranno giacché in questo momento paradossale sarà annullato ed essi potranno di nuovo essere contemporanei dei vivi".

In ciò, dalle civiltà mesopotamiche in poi, comprese quelle dell'Antica Grecia e romana, leggiamo allora l'esigenza di un ideale purificatorio in modo da riattualizzare l'ordine vitale.

Il Carnevale assume così la sua prima valenza di caos, confusione di tempi e di ruoli che si porta dietro dall'antichità e che continua a vivere; confusione di tempo, di forme, di vita e di accadimenti.

Un tempo che, nella sua circolarità, o meglio - nelle sue continue circolarità e nei suoi perenni ritorni dell'uguale - dimostra di avanzare dal principio sino alla sua fase apocalittica.

Una continua, ripetuta cosmogonia che prevede incessantemente - e sino alla fine - l'eterno ripetersi dell'uguale.

In tempi più recenti, la fine temporale del momento carnascialesco ha coinciso con l'inizio della Quaresima di cui si è detto in precedente articolo.

In quest'ottica ed in quest'accezione, ecco che la fine della confusione e della libertà materiale coincidevano con la ripresa del vivere come "Chiesa comanda..." potremmo dire con il ripristino di un momento di meditazione, riflessione e preghiera.

In ogni caso propaggini del Carnevale si hanno anche dopo la domenica delle Ceneri ed infatti abbiamo la connivenza temporale e contestuale dei due periodi, dopo la domenica delle Ceneri.

E' invalso l'uso di rappresentare, il martedì grasso, la morte del Carnevale in alcune realtà per segnarne la fine a vantaggio di un ritorno alla cosiddetta normalità. Normalità che sarebbe ricompresa, allora, tra il giorno successivo all'Epifania e quello successivo al martedì grasso (di norma).

La morte rituale del Carnevale segna un nuovo inizio ed il tema portante è sempre il medesimo: il ripetersi di un nuovo ordine dopo che un tempo, un periodo, un ordine, sono appunto morti. Dice ancora lo studioso delle religioni Eliade (che aveva notato straordinarie somiglianze in vaste zone del mondo ed all'interno dei più diversi contesti culturali europei ed extra-europei, come quello asiatico, ad esempio):"La ripetizione simbolica della cosmogonia, che segue all'annientamento simbolico del mondo vecchio, rigenera il tempo nella sua totalità"  

La situazione dicotomica tra Carnevale e Quaresima viene ben simboleggiato, plasticamente, da un famoso dipinto di Peter Bruegel il Vecchio che lo intitola, infatti, come la lotta tra Carnevale e Quaresima. Lotta tra opposti, visualizzabile pure come lotta del tempo profano e del tempo sacro, oppure ancora come lotta del tempo di distruzione e del tempo di ricostruzione. La dicotomia è leggibile ai vari livelli, senza dimenticare - tuttavia - che ad un certo punto la Chiesa stessa ha condannato il tempo del Carnevale (prima inserito a pieno titolo ed a tutti i livelli dentro il tempo liturgico) in quanto l'ha inteso come momento poco incline al rigore religioso.

Durante il suo Pontificato, Papa Benedetto XVI ha riabilitato il Carnevale definendolo come "espressione di gioia" ed intendendolo nella sua umanità più profonda, in fondo anche molto fantasiosa ed allegoricamente ricca.   

Questi ultimi sono senz'altro aspetti molto importanti che vanno messi tutti sicuramente in rilievo.  

Prof. Ivo Mandarino                       

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