Determinazione del termine Filosofia e "presocratici" (altrimenti detti anche "presofisti")

 

Prof. Ivo Mandarino


Sulla base di quanto abbiamo detto nei post precedenti all'epoca del mito, quella mitologica, succede la fase della filosofia propriamente detta.

Abbiamo anche sostenuto che fare filosofia vuol dire vivere una certa situazione esistenziale, per molti equivale a vivere la vita stessa ed a porsi le domande in ambito appunto esistenziale, quelle classiche, ovvero riguardanti la nostra origine e venuta sulla terra, la contrapposizione tra materiale e spirituale, l'anelito spontaneo verso la trascendenza.

Il significato è di natura concettuale relativamente alle domande che ci poniamo e che vivificano la nostra stessa esistenza su cui, pure, ci interroghiamo.

Arrivati a questo punto, però, dobbiamo iniziare da quel gruppo di pensatori, molto differenti tra di loro, che incentrarono lo studio sulla comprensione del mondo e che, temporalmente, anticipano Socrate, il quale si interessò soprattutto dell'uomo e del suo destino, dell'anima e della realtà sovrasensibile ed ultraterrena, della metafisica che continuerà con lo studio appassionato di Platone (suo allievo diretto: e quante volte non si sa, nei dialoghi di Platone, quanto vi sia solo di Socrate e quanto vi sia di Platone, in ciò che Platone stesso fa emergere, e che attribuisce al suo maestro Socrate che, invece, a differenza di Platone non ci ha lasciato nulla di scritto...) per poi proseguire con Aristotele, allievo di Platone e maestro di Alessandro il grande.

Prima di Socrate l'impegno era tutto rivolto alla comprensione del mondo. I filosofi che vi si cimentano partono dall'osservazione diretta dei fenomeni sulla terra per vederli nei loro vari rapporti e per capirne l'essenza più intrinseca, i principi primi da cui discendono.

Sono comunemente chiamati "presocratici" perché storicamente sono precedenti Socrate e perché a differenza sua si occupano delle cose del mondo, mentre Socrate pone al centro della sua indagine conoscitiva l'uomo (sapere di tipo antropologico) con tutte le sue caratteristiche, comprese ed anzi privilegiando, quelle spirituali.

Un tempo si parlava soprattutto di presocratici, mentre oggi si parla anche di "presofisti" poiché si includono anche quei filosofi che venivano considerati, magari con troppa severità, come degli abili giocolieri di parole che però non scendevano mai sul terreno della vera ricerca. Si diceva, liquidando un po' troppo velocemente il discorso, che erano interessati a rendere vincente un argomento perdente. Oggi si guarda anche a loro con fare un poco più indulgente. Un tempo, chi voleva screditare o confutare Socrate, diceva che, in fondo, non era altro che uno dei Sofisti di maggior livello equiparandolo a persone che non aspiravano alla vera conoscenza. Ma erano poche, un tempo, le persone che volevano screditare davvero Socrate, maestro integerrimo per volontà di ricerca e per volontà e slancio etico, portato avanti sino all'ultimo. Oggi, in un clima che ha parzialmente riabilitato anche le figure dei Sofisti, Socrate potrebbe essere accostato ai Sofisti stessi che sono stati, s'è detto, parzialmente riabilitati, così come - seppur davvero da pochi fronti - potrebbe tuttavia trovare qualche elemento di contestazione lo stesso Socrate.

In ogni caso la figura di Socrate rimane alta e limpida a mostrarci tutta la grandezza di un maestro inarrivabile, mentre i i sofisti acquistano una maggior credibilità e dignità, seppur ancora guardati con un certo logico sospetto. Questa operazione, che non è certo di un qualche revisionismo culturale filosofico, tuttavia segna che c'è finalmente, ed a pieno titolo e diritto, posto e spazio per tutti.

Cosicché in questo parzialmente mutato quadro culturale si può parlare a pieno titolo di "presocratici" e di "presofisti" per indicare tutti quei filosofi che temporalmente vennero prima di Socrate e dei Sofisti stessi, visti come filosofi a tutti gli effetti.

Tutto questo discorso per capire come li intendiamo collocare temporalmente ed anche a livello di pensiero.

Se volessimo fare una suddivisione per scuole e pensiero, nel periodo del VI secolo a.C. potremmo riferirci chiaramente agli ionici di Mileto (Talete, Anassimandro e Anassimene); ai pitagorici (con Pitagora ed i suoi allievi e seguaci); gli eraclitei (con Eraclito ed adepti), gli eleati (Parmenide et similia); i fisici posteriori (Empedocle, Anassagora e Democrito) con le loro prime teorie atomistiche.

I luoghi entro in cui si svolge l'azione di pensiero sono la Grecia, la Magna Grecia (Sud Italia, principalmente), le colonie ioniche dell'Asia minore. Poi la filosofia penetrerà anche nel tessuto urbano di Atene.  

Le colonie ioniche dell'Asia minore sono: Mileto, Efeso, Colofone, Clazomene, Samo e Chio. E' un contesto culturalmente molto eterogeneo in cui si sviluppa un florido commercio con l'Oriente da cui si è influenzati anche culturalmente. La cultura locale, entrata in contatto con quella più tipicamente orientale, grazie all'apertura commerciale con rotte che si spingono anche fino all'odierno medio oriente conferisce un elaborazione particolarmente vivace e composita di taluni elementi di conoscenza e di riflessione.

Questo entrare in contatto con varie culture fa sì che nasca un intellettuale che ha in sé i caratteri del filosofo, dello scienziato e dello scopritore e dell'inventore.

Intanto, va detto che tutti i filosofi di questo periodo e che operano in questi contesti, sono alla ricerca della sostanza primordiale che deve aver plasmato tutto e dal quale tutto deve sicuramente dipendere per cui è interessante scoprire le caratteristiche di questa sostanza per comprendere di che cosa si tratti e come agisca.

Sono, altresì, tutti concordi nel ritenere che tale sostanza debba ritrovarsi nella natura ma sono anche alla ricerca di una realtà che trascenda le manifestazioni puramente terrene che possono essere studiate dalle singole discipline per cercare invece quella sostanza nella sua idealità e perfettibilità, a livello concettuale e trascendente.

E' l'arché quello che si cerca, ovvero il principio che determina tutti i fatti che si sviluppano sulla terra.

L'arché è un principio che deve essere studiato nella sua materialità e nell'astrazione delle sue leggi.

Insomma, per la prima volta, si cerca di studiare quel principio da cui derivano tutte le manifestazioni concrete.

Di questo principio (arché) si cerca di comprendere la sostanza (materia) da cui derivano tutte le manifestazioni concrete (oggetti, forme di vita,...), la vis (la forza, l'anima, lo spirito vitale che le anima,...), il loro destino in termini di legge che determina la nascita e la morte di queste sostanze concrete.

Le varie scuole filosofiche danno risposte differenti in merito alla natura del principio primo.

Alcune sostengono che si debba parlare in termini di un unico principio primo ed infatti parlano di monismo (in greco monos vuol dire unico, solo da cui i termini di monaco e mono davanti ad ogni altro termine che ne assolutizza la presenza singola); altre scuole parlano di ilozoismo (da hyle, materia e zoon, vivente): la materia sarebbe fornita di una propria forza in grado di muoverla autonomamente senza interventi esterni; panteismo (da pas, pasa, pan che in greco vuol dire tutto e theos, da cui Zeus, che vuol dire "Dio") secondo cui l'arché del mondo coincide con un principio spirituale divino, con una divinità.

A questo punto bisogna fare una premessa. Si tratteranno già i vari filosofi presi per Scuole e singolarmente ma gli stessi saranno poi successivamente ripresi.

Ad esempio, ora faremo una prima introduzione di Talete con la ripromessa di riprendere il discorso su di lui più avanti.

                                                                   Talete

Talete fondò la Scuola della colonia ionica di Mileto e storicamente fu coevo di Solone e di Creso. Il suo agire si colloca intorno al 585 a.C.

Egli fu un uomo molto impegnato: svolse la professione di astronomo, matematico e fisico, fu anche uomo politico e, naturalmente, filosofo.

Di lui ricordiamo soprattutto il famoso teorema in geometria, anche se elaborò vari teoremi nella disciplina che probabilmente più amava poiché gli consentiva di applicarne i risultati in altri ambiti ma, in realtà, vari furono i suoi campi di azione: unì i Greci della Ionia in un unico Stato con Capitale Teo; predisse un'eclissi solare, puntualmente verificatosi, solo avvalendosi di studi e calcoli con strumentazione molto rudimentale, provvista di bastoni piantati a terra e con il calcolo effettuato sulla base della luce; riuscì a scoprire le proprietà del magnete. Considerando i tempi (siamo quasi 600 anni prima della nascita di Cristo!) non si può non apprezzare per i risultati ottenuti.

Su di lui fiorirono anche alcuni aneddoti, come è ovvio che avvenga per tutte le persone conosciute, di cui si rimarcano gli aspetti positivi ma anche quelli meno positivi o ritenuti eventualmente tali ed un simpatico aneddoto riferito da Platone stesso ci dice che essendo sempre assorto nei propri pensieri ed avendo costantemente il capo rivolto verso l'alto, un bel giorno, così facendo, cadde in un pozzo. Aneddoto di cui forse, o forse no, talora si abusa poiché è applicato anche ad altri filosofi.

Altri simpatici aneddoti, rinvenibili con facili e semplici ricerche ma non qui così interessanti ai fini della nostra trattazione lo vedono secondo la descrizione che ne fa anche lo stesso Aristotele, come un abile uomo d'affari capace di comprare tutti i frantoi della regione, prevedendo un ampio raccolto di olive per poi, tramite un'abile ed anche un po' spregiudicata operazione finanziaria, subaffittarli ai precedenti proprietari a prezzi altissimi. Non sappiamo se questo racconto risponda a verità o meno. Probabilmente Aristotele ce lo presenta per mostrare come il filosofo, se solo volesse, potrebbe arricchirsi piuttosto agevolmente e che la scienza e la cultura non sono poi, da un punto di vista pratico, così inutili e vacue.

Anche per lui, come per Socrate, non ci risultano opere scritte.

La sua teoria principale è quella che riguarda il convincimento che il principio primo di tutti gli elementi sia l'acqua.

Tale convincimento si evinceva, secondo Talete dall'osservazione pratica e sul terreno dei vari fenomeni, in cui appare chiaro che - dove c'è acqua, là c'è, per forza vita - concetto che appare di grande attualità e di altrettanta sicurezza ancora oggi, ai tempi nostri.

Nella sua opera Metafisica, è proprio lo stesso Aristotele che ci informa della teoria di Talete:"Talete dice che il principio è l'acqua, perciò anche sosteneva che la Terra sta sopra l'acqua; prendeva forse argomento dal vedere che il nutrimento d'ogni cosa è umido e persino il caldo si genera e vive nell'umido; ora ciò da cui tutto si genera è il principio di tutto. Perciò si appigliò a tale congettura, ed anche perché i semi di tutte le cose hanno una natura umida e l'acqua è nelle cose umide il principio della loro natura". (Metafisica, I, 3, 983b, 20).

Aristotele aggiunge però nelle sue considerazioni che questa è una credenza molto antica e risale già ad Omero. La Terra, secondo Talete, starebbe sopra l'acqua. L'acqua, è intesa come sostanza che sostiene la Terra, proprio da un punto di vista fisico.

Oltre a ciò, Talete è anche convinto che la presenza spirituale nelle cose sia totale e quindi possiamo affermare che approda ad una visione che è insieme panteistica ed ilozoistica.

Approfondiremo questi discorsi nella prossima nostra puntata.

Grazie, arrivederci a presto.

Prof. Ivo Mandarino

                                                          

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