Eraclito, il divenire, panta rei, lotta ed opposizione dei contrari, la ragione/fuoco, conoscenza: filosofi e dormienti, universo e panteismo


 Prof. Ivo Mandarino

Al momento questo post è una bozza. Quanto prima sarà completato. L'argomento riguarderà il pensiero del filosofo Eraclito.

Andiamo a trattare, dunque, la filosofia di Eraclito. Questo filosofo visse ad Efeso tra il VI ed il V secolo a.C. A parte poche e scarne notizia, della sua vita non si sa molto. Si procede, per ciò che attiene la sua biografia ad ipotesi, secondo le quali pare fosse di origini nobili ed aristocratiche. Le sue origini familiari, effettivamente spiegherebbero la sua filosofia sempre molto tagliente e, talora, un po' altezzosa. 

E' verosimile e plausibile ritenere che fosse avverso ai democratici del suo periodo e che non ne approvasse alcuna parte del pensiero, ritenendoli eccessivamente aperti e persino possibilisti.

Nella sua opera "Intorno alla natura", in effetti si vede proprio evidenziato il suo approccio con i suoi consimili: scontroso, burbero, altezzoso, capace di aforismi e sentenze taglienti ed immediate, secche nello stile e brevi ma non per questo chiarissime al punto tale che, per le sue sentenze e la sua filosofia, si meritò l'appellativo di "oscuro".

Era indubbio il fatto che, volutamente, Eraclito fosse oscuro: questo era il suo carattere e certo non cercava di rendersi né simpatico, né chiaro.

La sua stessa visione della Filosofia è di stampo aristocratico poiché rappresenta il vero sapere e si contrappone all'opinione (la doxa) che, invece, è appannaggio della gente comune e che spesso è sbagliata nelle convinzioni come nelle deduzioni.

In ogni caso, mentre il metodo d'indagine della filosofia è corretto, quello dell'opinione non lo è. L'episteme della filosofia è l'unico mezzo d'indagine metodologicamente corretto.

Così ne deriva che il filosofo, ma il vero filosofo ovviamente, è colui che ha una visione d'insieme e dei particolari corretta poiché corretto è stato il metodo applicato per giungere a delle convinzioni che sono altrettante certezze. Il filosofo è colui che ha abbandonato i suoi pregiudizi e le sue convinzioni pregresse per lasciar spazio alle idee ed alle convinzioni formatesi grazie a: concentrazione e rivolgimento spirituale su sé stesso ed analisi oggettiva e metodica ripetuta e costante non inficiata dai vecchi convincimenti.

Il filosofo è colui che sa andare in profondità ed espande le proprie argomentazioni in modo da non tralasciare e da non trascurare nulla in profondità ed in estensione così che l'argomento sia sviscerato accuratamente ed approfondito in ogni sua parte.

Solitamente gli uomini, anche quelli mondanamente più saggi e volenterosi, si soffermano o in superficie o si fermano a discipline di loro pertinenza ma non costruiscono un sapere collegato, intrinsecamente interconnesso e sistematico.

Il filosofo, inoltre, è colui che va al di là della semplice vita terrena e fenomenica e conduce una vita orientata all'ambito spirituale all'interno del quale si trovano i principi primi e le cause e le concause delle manifestazioni concrete e corporee e, per questo, è portato a condurre un'esistenza che non si interessa di ciò che può piacere all'uomo comune. In ciò, Eraclito mostra un certo atteggiamento snobistico poiché si sente intimamente superiore a colui ch'egli considera l'uomo del popolo che non si sofferma troppo sui particolari né indugia sulle cause prime.

Questo è il primo aspetto della ricerca eraclitea: un modus operandi che mira ad interrogarsi in modo rigoroso ed a spazzar via tutte le conoscenze acquisite per convinzione o per tradizione o per convenzione sociale. E, ad essa, sostituisce un metodo che è particolarmente profondo ed organico.

Nel merito dei fatti è poi convinto che tutta la realtà sia in continuo, perenne e perpetuo divenire e che ciò non renda possibile - ad esempio - il fatto di bagnarsi per due volte consecutive nella stessa acqua. Ora che lo fai, l'acqua precedente è già fluita via. Di qui la famosa frase, anche popolarmente: panta rei, che in greco, appunto, vuol dire "tutto scorre".

La definizione di Eraclito è particolarmente interessante perché ci parla di una realtà in continuo divenire, in movimento e per nulla statica. La dinamicità è una caratteristica peculiare delle sostanze per "esserci", per "esistere", dunque anche per evolversi e non essere mai inquadrabili in un modo definitivo e questo si concilia con quell'aspetto metodologico che prevede l'incessante, e mai definitiva, ricerca.

Taluni hanno ipotizzato che tale teoria possa essere stata formulata dai suoi discepoli più che da Eraclito stesso, visto che pochi sono i riscontri tramite i frammenti che testimonierebbero una sua convinzione in tal senso.

Nella sostanza cambia poco, per quel che a noi vuol significare trasmettere questa teoria che è vera e, dunque, attribuirla a lui in tutto od in parte o consegnarla ai discepoli, non viene a mancare la sostanza del convincimento. Sia come sia, o da parte di Eraclito o da parte dei suoi discepoli, sta di fatto che è nel suo ambito ed ambiente che prende forma questa teoria, fors'anche perché promossa ed incentivata dal suo studio e dal suo insegnamento. 

Secondo Eraclito la sostanza, la materia che dà la vita a tutto e da cui tutto dipende è il fuoco. E' un elemento mobile, distrugge ma da esso si ricrea poi il tutto secondo una ciclicità che, nel mondo greco classico, era fattore tipico. La ciclicità circolare era un assunto indubitabile: così il fuoco si condensa e diventa acqua e terra e la terra rarefacendosi diviene acqua e poi fuoco, cosicché il ciclo eterno del ritorno dell'uguale in forma ciclica, appunto, è garantito.

Se, però, è vero come è vero che il metodo è quello ora citato e tutto scorre ed il fuoco è il principio di tutto, rimane un problema da risolvere, una questione da trattare.


Balza subito agli occhi che vi debba essere una contrapposizione di contrari, in lotta tra di loro, e che tale contrapposizione debba essere risolta in unità. Questo, anzi rappresenta l'aspetto più originale e complesso di tutta la dottrina eraclitea.

Vedremo questo aspetto tra poco, su questo stesso post che andremo così a completare ed a terminare.

Per ora facciamo una breve pausa... 
                                                       

           A tra poco, ora fermiamoci un momento, concediamoci una breve pausa con un'immagine che sembra ricordare il fuoco "di" Eraclito ed anche la contrapposizione dei contrari. Può rievocare la contrapposizione tra contrari, il fuoco, la dinamicità, il movimento, il trovare l'equilibrio da una originaria, primigenia situazione di caos.

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Riprendiamo, dunque, ora, dopo una pausa utile anche per rimeditare i concetti espressi. Il punto è proprio questo: da un iniziale situazione di caos, si genererà poi l'unità e quindi l'ordine. L'esistenza è una condizione di non tranquillità ma di opposizione perenne; credere che tutto sia originariamente calmo, tranquillo, armonico è utopia, quantomeno errato, inesatto.

L'equilibrio è trovato dalla lotta tra gli opposti, tanto che è possibile un'esistenza (si badi "un'") grazie alla morte di un altro principio. La vita stessa procede in una continua alternanza (che così diviene lotta) tra opposti tra di loro, tale per cui quando vi è uno non vi è l'altro. Ad esempio la vita stessa c'è quando non c'è la morte, la sazietà quando non c'è la fame, e via elencando,...

Questa contrapposizione così intesa però non potrebbe fare molto se non sopravvivere all'interno di una disomogenea situazione di caos. Occorre che vi sia un principio unificatore, unificante che possa ricondurre ad unità le cose, i vari principi belligeranti. Eraclito intende questo principio con il termine di logos, cioè di ragione che ravvisa nella realtà plastica come "fuoco".

Eraclito arriverà a considerare indifferentemente e come sinonimi speculari "fuoco" e "ragione". Astraendo il fuoco rimanda al principio terreno, mentre la ragione viene intesa come legge universale, astratta, metafisica.

La conciliazione degli opposti è però solo un momento transitorio. L'unità di cui qui si parla non è la conciliazione di questi opposti, altrimenti terminerebbe tutto. Così come terminerebbe tutto se fosse "preservata" la situazione di caos perenne. Quel che deve continuare pur alla luce dell'unità degli opposti garantita dal principio unificatore (da intendersi in senso terreno, plastico come fuoco ovvero da intendersi in senso spirituale come ragione) è la lotta tra gli opposti: "paradossalmente" necessaria per garantire l'ordine che è contemporaneamente mantenimento delle ostilità. Senza mantenimento delle ostilità nulla può esistere; senza un principio che stia al di sopra delle ostilità nulla può esistere; il puro caos non può dare origine a nulla; nulla può discendere, d'altro canto, dalla cessazione delle ostilità...la situazione è questa: mantenimento della conflittualità con la risoluzione del caos a favore di un ordine garantito da una ragione che mantiene l'opposizione come mezzo agente per garantire il perpetrarsi ed il rinnovarsi, alternativamente, di tutto: bianco - nero; notte - giorno; sole - luna; fame - sazietà,... L'alternanza e la vittoria dell'uno sull'altro, alternativamente, è segno di ordine. Questo è l'ordine cosmico garantito secondo Eraclito.

L'ordine cosmico di Eraclito apre ad una prospettiva panteistica universale in cui Dio è in tutte le cose nello stesso tempo e viene a configurarsi in quella ragione che dà logica all'alternanza, in cui lo scontro è necessario per garantire l'esistenza. Sono essenziali e capillari le fasi di distruzione e di produzione che si alternano. In ciò sta l'equilibrio. Equilibrio non come cessazione delle ostilità ma come alternanza garantita e gestita da un principio superiore come la ragione (il fuoco) che fa sì che quando c'è un contrario non ve ne sia un altro.

A tal riguardo abbiamo due frammenti che ci spiegano il pensiero di Eraclito: "La divinità è giorno - notte, inverno - estate, guerra - pace, sazietà - fame. Ed essa muta come il Fuoco" (frammento 67); mentre l'altro afferma che: "Il nostro mondo, che è lo stesso per tutti, nessuno degli dei o degli uomini l'ha creato, ma fu sempre, è e sarà fuoco eternamente vivo che con ordine regolare si accende e con ordine regolare si spegne" (frammento 30).

In questo pensiero trova posto anche la dottrina della conoscenza (ovviamente umana) di cui già si è detto. Il filosofo è colui che si rende conto della realtà ed è ben desto, sveglio e pronto a comprendere le cose. Solo lui fa vera conoscenza, gli altri uomini sono definiti come "dormienti": credono di sapere ma non sanno, in realtà. Sono chiusi dentro i propri pregiudizi e le proprie false e superficiali credenze che altro non sono che opinioni fallaci ed opinabili.

In questo modo Eraclito afferma che è bene affidarsi alla ragione ed alla volontà di andare in profondità ed in estensione agli argomenti senza accontentarsi della pura e mera superficialità. Un ruolo importante e decisivo lo giocano i sensi per la percezione sensoriale, a cui Eraclito - peraltro - conferisce la propria fiducia. 

                                                          Eraclito - breve tabella riassuntiva

FILOSOFIA: va a comprendere la realtà al di là delle pure apparenze.
FILOSOFI: sono quegli uomini che vanno al di là delle apparenze e scrutano la realtà in profondità raggiungendo così la conoscenza dei principi primi, delle cause ultime.
DOXA: è la conoscenza superficiale di quegli uomini che non vogliono conoscere la realtà in profondità e, per questo sono definiti "dormienti"
EPISTEME: è il modo con cui i filosofi conoscono le realtà ultime fondanti quelle che viviamo e che sono a noi visibili. Anche i sensi, se non si fermano alla sensorialità superficiale sono esatti e di essi ci si può fidare.
L'ESSERE PER...ESSERE DEVE DIVENIRE: PANTA REI, TUTTO SCORRE. Non ci si può bagnare per due volte consecutivamente nell'acqua dello stesso fiume.
IL LOGOS è la legge universale che regola i conflitti assolutamente necessari per far esistere ogni cosa. Non può esistere la conciliazione tra gli opposti ma deve sussistere la perenne conflittualità dei contrari. Questi si armonizzano ma non si conciliano, esistendo a fasi alterne in cui uno prevale sull'altro.
IL LOGOS è - a livello trascendente - ragione universale che si invera nella realtà come "fuoco" che è principio mobile e distruttore.
LE FASI PER GARANTIRE la ciclicità del mondo sono quelle alterne di distruzione - produzione.   

Prof. Ivo Mandarino                
         

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