Gli inizi della Filosofia: Anassimandro. Principio indefinito e separazione degli opposti. L'archè è l'apeiron/ afflato divino ed Anassimene

 

Prof. Ivo Mandarino

Abbiamo ormai iniziato il nostro viaggio nel mondo della Filosofia contestualizzando tematiche e scenario entro cui si svolge la nascita di questa disciplina. Ieri, oltre che vedere i caratteri generali dell'attività filosofica, abbiamo anche trattato - per sommi capi - l'attività di pensiero di Talete.

Parliamo pertanto, ora, di Anassimandro (611 o 610 a.C. - 547 a.C.) che fu politico, astronomo, filosofo, naturalista.

Anassimandro cercò di individuare la sostanza, essenza di ogni cosa e che sta alla base di tutto nell'indeterminato principio dell'apeiron che non era un principio fisico ma un principio indeterminato che si troverebbe piuttosto in ogni cosa ed in ogni spazio concettuale, spaziale appunto e temporale.

E' un principio onnicomprensivo che tutto raggruppa e tutto governa, ha le caratteristiche di essere da sempre e per sempre, è di natura divina e non terrena. Le sue caratteristiche sono la atemporalità e la immaterialità, una materia unica in cui gli elementi non sono distinti ma tutti raggruppati.

Rispetto alla maggioranza dei filosofi di questo periodo che ricercano il principio primo in qualcosa di materiale e concreto, Anassimandro lo cerca in qualcosa di etereo ed astratto, che va al di là del puramente esperienziale umano.

Questo apeiron, così chiama l'arché Anassimandro, infatti, è dotato di sostanza immateriale, di atemporalità, non è sottoposto al processo di corruzione fisica e di caducità, abbraccia tutto l'immateriale ed il materiale conoscibile ed inconoscibile, esiste da sempre e sempre esisterà, è al di sopra di ogni altra cosa che ricomprende e che governa, è indistruttibile, ha tutte le caratteristiche del soggetto divino.

Questo principio non è un composto dei vari elementi ma è piuttosto unità indifferenziata dei vari elementi che non si sono ancora scomposti e non sono ancora distinti. In questo senso si spiega il suo essere infinito oltre che indefinito.

A separare però le cose con le loro caratteristiche ci pensa un movimento interminabile ed eterno che fa sì che si separino le varie caratteristiche dell'essere in cui i contrari si definiscono e si separano.

Con Anassimandro inizia il processo di cambiamento temporale dell'essere che si esplicita con il passaggio del tempo in prospettiva circolare che è poi il trascorrere del tempo secondo la circolarità e del divenire temporale tipico della grecità classica in cui, il tempo trascorrendo circolarmente e ripetendosi all'infinito, darà l'avvio a quell'eterno ritorno dell'uguale che è la scansione del tempo greco, in cui tutto torna ciclicamente e questa scansione è ripetitiva e costante.

Tutto torna, tutto si ripete, tutto si sviluppa temporalmente in modo circolare e non lineare e la successione di infiniti mondi è eterna e contrassegnata dalla separazione continua dei contrari. Ogni mondo è caratterizzato dalla nascita, dalla durata e dalla morte di ogni cosa che poi tornerà nel successivo ciclo esistenziale e mondiale, poiché:" Tutti gli esseri devono, secondo l'ordine del tempo, pagare gli uni agli altri il fio della loro ingiustizia" (frammento 1).

Vi è una sorta di legge cosmica che regolamenta l'andamento delle cose celesti e di quelle umane in modo simile: la sopraffazione e la prevaricazione vengono punite, tutto va avanti secondo la nascita, l'esistenza e la morte dei mondi. Appena deflagra un mondo che ha terminato il suo ciclo di vita, ecco che ne subentra un altro che si organizza parimenti e similmente troverà il suo ciclo vitale circolare. Nulla a che vedere con il tempo lineare cristiano che fa partire da un punto per giungere ad un altro in senso di perfezionamento. Qui s'intende la realtà nell'ottica del continuo ripetersi dell'uguale in cui ogni cosa si ripresenta, nel corso dei vari cicli cosmici, con straordinaria ripetitività.

La legge cosmica viene garantita dalla separazione delle singole sostanze e dei singoli elementi che così danno la possibilità all'essere di manifestarsi. La nascita è la separazione delle cose da questo unicum. Ma questa nascita prevede che si crei anche una rottura di quell'unità originaria che è propria dell'infinito. All'inizio l'indifferenziazione è garante di equilibrio. La differenziazione provoca disomogeneità e disarmonia. Rompe quell'unità propria dell'infinito.

Questo passaggio continuo dei mondi che si ripetono nell'eternità dell'atto uguale si perpetra nell'infinità. Questo concetto relativo all'eterno ritorno dell'uguale ed al mondo che termina per lasciare spazio ad un nuovo mondo in un'ottica circolare verrà ripreso dal filosofo F. Nietzsche (1844 - 1900) che vedrà nello spirito greco classico lo spirito autenticamente guerriero e determinato tipico del suo "oltre l'uomo", l'"Ubermensch", che si toglie i lacci ed i lacciuoli frutto dell'incrostazione delle idee e delle teorie platoniche e neoplatoniche.

Aprendo una breve parentesi, c'è da dire che per Nietzsche, mentre Socrate e Platone erano addirittura il segno decadente della civiltà greca delle origini (come potrebbe essere quella dal mito sino a filosofi come i presocratici, Anassimandro compreso) ed avevano aperto la strada a tutte le interpretazioni di natura cristiana, affievolendo così l'entusiasmo delle origini e la forza, il nerbo, soprattutto, delle origini contraddistinte dallo slancio verso lo spirito guerriero e qui riducendosi invece alla "pacatezza", tanto odiata, delle posizioni neocristiane su cui la filosofia di Socrate e Platone tanto bene si accordavano e che veniva percepita come l'annullamento dell'antico pensiero greco.

Tanto che da una parte troviamo la filosofia di Socrate e di Platone e dall'altra troviamo invece la filosofia di Nietzsche e di Zarathustra.

Da una parte troviamo l'aggancio con il tempo cristiano, lineare, perché inteso in senso di miglioramento o di tensione verso lo stesso miglioramento e, dall'altra, troviamo l'aggancio con il tempo greco, circolare, ripetitivo e che fa passare un mondo deflagrandolo per farne sorgere un altro che subirà lo stesso destino.  

Tant'è che, con questa teoria, Anassimandro parla di infinità dei mondi nel tempo e non sappiamo se ciò valga anche nello spazio.

Nell'universo vige la legge della giustizia cosmica, tutta basata sull'armonia che viene interrotta dal processo delle nascite e delle morti. All'interno di questo succedersi incessante di ripetizioni dell'uguale e di infiniti mondi la Terra su cui viviamo viene ipotizzata da Anassimandro come un cilindro che rimane sospeso nel nulla e non è sostenuto da alcuna cosa.

Gli uomini devono aver tratto la loro origine dall'evoluzione da altre specie poiché non sanno ricavare il cibo dalla natura. Questa che fa è un'interessante ipotesi di stampo evoluzionista. Probabilmente - dice Anassimandro - nacquero dentro i pesci ed una volta autonomi furono espulsi e mandati sulla terra.

La sua è una teoria puramente naturalistica ed interessanti sono però alcuni spunti che appaiono già di una certa qual modernità.

Passiamo ad Anassimene.   

Anassimene di Mileto fu allievo di Anassimandro e probabilmente suo discepolo. (La sua datazione, parzialmente incerta, può così essere riassunta: 546 - 545 a.C. - 528 o 525 a.C.

Anassimene si inserisce nel solco di Talete recuperando la convinzione che il principio primo di ogni cosa esistente risieda nell'aria mentre per Talete era l'acqua.

In ciò si discosta parecchio da Anassimandro che invece ritrovava il principio primo nell'indeterminatezza dell'apeiron.

Secondo Anassimene l'aria è la forza, l'afflato divino che sostiene e che anima il mondo; l'aria consente la trasformazione delle cose attraverso le due azioni opposte e contrarie della condensazione e della rarefazione. In questo modo spiega tutti i principi fisici: rarefacendosi l'aria diventa fuoco; condensandosi diventa vento e poi nuvola e condensandosi successivamente diviene acqua ma anche terra e poi pietra. Il caldo ed il freddo agiscono similmente e tutto è frutto di combinazioni e di reazioni fisico-chimiche.

Il mondo è un animale gigantesco, secondo Anassimene, un animale che respira e, dal suo respiro, avvengono tutte le azioni naturali che noi conosciamo.

Il ciclo vitale si caratterizza, come quello di Anassimandro, dalla teoria della ciclicità del tempo e dall'eterno ritorno dei mondi e dell'uguale; la dissoluzione nel principio primo originario è periodica, come periodico è il suo continuo generarsi, all'infinito, in un processo di continua distruzione, deflagrazione, dissoluzione, ritorno al principio originario e rigenerazione.

La teoria di Anassimene è piuttosto originale poiché si inserisce il concetto di pneuma, con la teoria dell'afflato vitale che ne consegue. L'aria diviene il principio primo inteso in senso materialista ma anche spirituale come anima e come forza di spirito divino.

Prof. Ivo Mandarino           

         

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