Estratto dal saggio Breve commento a "La Pedagogia" di I. Kant (dal mio testo Tavola Rotonda? Cosa possono comunicarsi/ci?, Ed. Riflesso, Asti Parte I)

 

Prof. Dr.Ivo Mandarino 



Prof. Dr. Ivo Mandarino 




Premessa

"E io se potessi o dovessi abbandonare l'ufficio della predicazione e le altre mie faccende, non eserciterei nessuna funzione più volentieri di quella di maestro di scuola, perché so che quest'opera è, accanto all'ufficio della predicazione, la più utile, la più bella e la migliore di tutte, anzi non so nemmeno quale delle due sia la migliore" (Lutero)

"Agisci come se la massima della tua azione dovesse diventare per tua volontà una legge universale; agisci in modo da trattare l'umanità, tanto nella tua persona, come nella persona di ogni altro, sempre come un fine e non mai come un mezzo; agisci secondo tali massime tali che, in quanto leggi universali, abbiano se stesse come oggetto" (Kant)

"Mio caro amico, considera come una delle più grandi virtù che ci siano sulla terra quella di educare con dedizione i figli altrui, cosa che ben pochi, anzi quasi nessuno fa, nemmeno per i propri figli" (Lutero).

 BREVE COMMENTO A "LA PEDAGOGIA" DI KANT   

E' importante, preliminarmente ad ogni ulteriore considerazione, ricordare come "La Pedagogia" di Kant nasca, sostanzialmente, per il lodevole lavoro di raccolta e di riordino di appunti presi a lezione da un suo ben motivato ed interessato studente, tal Rink, che ci ha così tramandato il pensiero, anche in questo settore - "ut sic dicam" - disciplinare, del suo maestro fornendocene in tal modo anche una ben chiara immagine, quella dell'insegnante vero, non mero trasmettitore di contenuti ma brillante maestro di vita.

Com'ebbe a dire anche Herder, altro suo allievo nonché eminente educatore "Ho avuto la fortuna di conoscere un filosofo che è stato anche un maestro (...) lo scherzo, il frizzo, l'estro erano sempre ai suoi ordini, il suo discorso di maestro era al massimo grado capace di intrattenere l'ascoltatore. (...). La storia dell'uomo, dei popoli, (...) erano le fonti dalle quali egli attingeva il suo discorso (...). Quest'uomo che io nomino con la più grande riconoscenza ed ammirazione è Kant: la sua immagine mi sta davanti perennemente grata" (Corsano, 1952, pp. VII - VIII).

Riprendendo proprio il pensiero del Corsano (cfr. 1952, pp. XX - XXI) nel suo esemplare commento a quest'opera potremmo ricordare alcuni aspetti fondamentali dell'educazione così delineati dal filosofo prussiano:

in una prima fase, detta anche negativa (o fisica), l'attenzione si sposta sull'allevamento dei bambini, sulla loro sopravvivenza: è quella parte di educazione comune con il regno animale.

Concretamente essa si realizza come momento impositivo, negativo, soprattutto autoritario; limita le libertà per far conoscere i limiti ed abituarsi ad essi.

L'altra fase è quella che viene definita da Kant "educazione positiva" o "pratica"(morale). Kant stesso afferma che essa "mette l'uomo in grado di vivere come ente libero" (cfr. Erbetta, 1991, p.339), cioè consente all'uomo di vivere pienamente la propria esistenza poiché ormai dotato di tutti gli strumenti conoscitivi per farlo, di un individuo che - in ragione di quanto testé affermato - vive moralmente. Contestualmente, l'uomo di cui stiamo parlando è veramente libero poiché la libertà è nell'educazione, non mai al di fuori di essa. Al di fuori vi è solo scelta selvaggia.

Al proposito nell'Anthropologie in pragmatischer Hinsicht abgefasst, Kant ebbe modo di dire che è compito specifico dell'antropologia pragmatica (o "prammatica") di studiare "ciò che l'uomo in quanto essere libero fa o può fare o deve fare di se stesso" (cfr. Mori, 1990, p.29).

In merito a quella seconda fase, cui si faceva riferimento poc'anzi, è da considerare che è possibile farne una ulteriore tripartizione:

il primo momento è quello in cui si sviluppano le abilità, cioè le competenze e ciò consente la formazione dell'individuo che possiede strumenti critici per interpretare il mondo. Il compito principale per promuovere queste abilità è di spettanza dell'insegnante.

Il secondo momento viene definito "della prudenza" ed è tipico di un individuo che sta diventando in grado di rapportarsi e di relazionare correttamente con gli altri.

Questo tipo di educazione consente concretamente, praticamente all'individuo di divenire cittadino, cioè agente sociale, pienamente e felicemente inserito nel consorzio umano al fine di divenire davvero, com'ebbe modo di dichiarare Kant nella sua opera già citata, "cittadini del mondo".

Infatti l'Anthropologie in pragmatischer studia i comportamenti degli uomini in quanto tali "tenendo presenti le tre facoltà fondamentali dell'uomo - di conoscere, di provare piacere, di desiderare - e descrivendo gli elementi caratteristici dei diversi temperamenti, dei sessi, dei popoli, delle razze e dell'intera specie umana" (Mori, 1990, p.29)

E' importante ricordare come su questo aspetto, anche in termini specificamente didattici e molto più recentemente, per riportare un esempio, Durkheim abbia insistito su un assunto divenuto sempre più pregnante e significativo a livello metodologico - didattico allorquando disse che la classe è sostanzialmente una piccola società e che come tale si deve organizzare. Le ricadute, di tale felice intuizione, sul piano didattico, furono molteplici ed importantissime.

Il terzo momento viene definito da Kant "della moralità" poiché deve essere "saggia moderazione", autocontrollo, capacità di saper frenare e moderare le proprie emozioni. Ma, direbbe Kant, non per mero calcolo utilitaristico. Kant fu, infatti, fiero assertore della moralità ad ogni costo e "primum et ante omnia" (si ricordi all'uopo il celeberrimo "il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me"). Addirittura fu definito, in qualche misura, il fondatore della morale laica, contrario all'accettare facili sconti o compromessi mondani. Secondo il filosofo di Konisberg, allora, l'atteggiamento di prudenza e di moderazione deve essere il frutto di una seria convinzione maturata coscientemente e coerentemente vissuta, senza alcun tornaconto pratico.

Questo terzo momento consente, inoltre, all'uomo di diventare essere morale in sé e per sé, in relazione anche a quella che è la sua maturità cronologica. Sarebbe buffo, dice Kant, trovare un'anima puerile in un uomo; altrettanto sgradevole è l'atteggiamento del fanciullo discente che scimmiotta l'adulto.

                                     FINE PRIMA PARTE

NB: si tenga conto del fatto che, della bibliografia qui consultata e/o citata, si darà conto nell'ultimo intervento scritto, nell'ultimo post e che la stessa è già stata citata, ai sensi delle leggi vigenti e per onestà intellettuale, nei video-tutorial su YOUTUBE cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.

Grazie per la cortese attenzione, al prossimo post per la seconda puntata.

Prof. Ivo Mandarino                  


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