Primi cenni relativi alla vita di Socrate
PRIMI CENNI RELATIVI ALLA VITA DI SOCRATE
Iniziamo ora un percorso che ci porterà ad analizzare la vita ed il pensiero di uno dei più grandi filosofi della storia del pensiero: Socrate. Proprio come avevamo promesso, oggi ci accingiamo ad iniziare a parlare di lui.
Oggi, pertanto, inizieremo a parlare della vita di Socrate che, a parte il rocambolesco finale, non ebbe grandi sussulti, tutta dedita - come fu - alla ricerca disinteressata da ogni tornaconto e finalizzata puramente al sapere.
Socrate viene ricordato, anche a livello esteriore e comportamentale, come il classico filosofo anche se svariate sono le interpretazioni di lui e del suo pensiero. Come è facile arguire, un personaggio come Socrate si è costruito un'immagine "plurima" a seconda di chi lo legga o lo abbia letto ed a seconda di chi parli di lui.
Come avviene per tutte le persone note, ed anche meno note, in verità, c'è chi lo tratteggia come uno dei più grandi filosofi che la storia dell'umanità abbia mai conosciuto e c'è chi lo ridicolizza e lo dileggia. Niente di nuovo sotto il sole, diremmo noi. E' anzi chiaro che sia così. Chiunque scriva di noi o di un altro, a seconda che sia più o meno vicino a noi o più o meno lontano a noi ed al nostro pensiero, metterà in luce aspetti positivi o negativi o arbitrari. La ricostruzione puramente oggettiva non sarà mai integralmente possibile.
Per quanto ci riguarda ci affidiamo così principalmente al giudizio ed alla ricostruzione che di lui fece Platone, il suo principale e prediletto discepolo e successivamente grandissimo ed indimenticato filosofo dell'antichità, a sua volta maestro di Aristotele (che fu poi maestro di Alessandro Magno...).
A livello di elaborazione concettuale pura non sappiamo neppure fino a dove stiamo parlando del pensiero di Socrate e dove inizia quello di Platone, così come non sappiamo esattamente dove Platone ci parla di Socrate in realtà inserendo il proprio pensiero.
Questo è reso ancor più complicato dal fatto che Socrate non scrisse nulla ma che tutto ciò che sappiamo di lui ci proviene proprio da Platone, il quale potrebbe aver fatto passare così il proprio di pensiero.
Un'altra celebre (ma certo non al pari di quella di Platone) ricostruzione di Socrate è quella di Aristofane che, però, ci tramanda un Socrate distratto, tutto preso dal proprio pensiero, con la testa... letteralmente nelle nuvole, dipinto come una sostanziale macchietta! Certo, non da prendere integralmente per vero.
Di Socrate, con buona approssimazione storica noi oggi sappiamo che nacque ad Atene nel 470 o 469 a.C. e sappiamo che il padre, Sofronisco, era uno scultore mentre la madre, Fenarete, svolgeva la professione di levatrice. Celebre il suo accostare il lavoro della madre levatrice che aiuta i neonati a venire alla vita con la sua tecnica di far "partorire" le idee (e quindi nella sostanza e metodologicamente senza insegnare praticamente nulla ma solo aiutando...) che divenne metafora ed allusività famosa e felice.
Egli visse sempre in Atene, allontanandosene poche volte e per tre volte per andare a fare il soldato.
Curioso il ritratto delle sue caratteristiche che ne fa Alcibiade, in quanto lo descrive come un uomo particolarmente resistente alla fame, alla sete, alle fatiche e piuttosto temprato, in grado d'essere allo stesso tempo modesto ma assai coraggioso.
Al di là delle occasioni belligeranti in cui dimostrò di essere un buon soldato, Socrate tornato alla sua vita in Atene non mostrò di volersi interessare né della vita politica, né di ambire ad incarichi particolari ma neppure dimostrò di voler esercitare una professione regolare e regolarmente remunerata al punto da dover subire le reazioni avverse della moglie Santippe con cui viveva unitamente ai loro figli.
Santippe viene presentata talora in modo un po' romanzato ed appare come una donna che davvero non tollera più le stranezze e, soprattutto, il mancato impegno pratico del marito.
Il suo aspetto fisico si presentava grossolano e certamente non bello, presumibilmente tarchiato e con il naso camuso e le labbra grandi. Eppure, per qualcuno, aveva uno sguardo magnetico che denotava una grande personalità.
La sua grande personalità traspariva in tutti i modi e momenti ed in tutte le circostanze.
Intanto portava sempre sul terreno a lui congeniale il suo interlocutore e lì gli dimostrava quella che riteneva essere la realtà, per lui frutto non di conoscenza ma di reminiscenza.
Queste parti le vedremo sicuramente meglio quando affronteremo il suo pensiero, ora polarizziamo l'attenzione su alcuni aspetti della sua vita.
Ecco, Socrate, che ricevette in risposta alla sua domanda specifica su chi fosse il più sapiente di tutti, da parte dell'oracolo di Delfi che lo individuò proprio come tale, fu investito di un compito, insieme morale e conoscitivo di altissima importanza.
Intanto la conoscenza non è mai propriamente tale ma è soprattutto questione di rimembranza di ciò che si è già saputo nel mondo dell'iperuranio, e ciò verrà asserito proprio anche da Platone, di modo che l'anima ne conserva tutte le conoscenze inconsce ed è sufficiente riportarle "a galla", alla luce.
Il modus operandi di Socrate prevede allora, in questa fase iniziale che la persona, intanto, sappia di non sapere (ed effettivamente è corretto anche metodologicamente poiché è tutta reminiscenza!) e conosca se stesso (il nosce te ipsum).
Certo queste parti più dettagliate sul pensiero verranno sviluppate, a poco, a poco, via, via che la trattazione proseguirà.
Ora, siccome si parla della vita, pur priva di grossi avvenimenti, di Socrate bisogna vedere come e perché si giunse alla famosa ed incredibile vicenda della condanna a morte.
Quando Socrate raggiunse un'età decisamente matura, avviata verso la senescenza, fu accusato da vari cittadini che giungevano dalle più disparate correnti politiche della città di essersi macchiato di alcuni reati. Ovviamente erano dei pretesti ma purtroppo di essi si tenne conto e divennero accusa formale e sostanziale e non semplici capi d'imputazione, tant'è che la condanna divenne effettiva.
Socrate, secondo il Tribunale di Atene, era condannato alla pena capitale dopo breve periodo di detenzione, riconosciuti i reati a lui ascritti, tramite la somministrazione di una pozione avvelenata comprendente la cicuta.
Fu uno dei primi grandi processi (indiziari, tra l'altro) che portarono nella storia a decisioni ingiuste ed inique.
Probabilmente la situazione sfuggì di mano anche agli stessi accusatori che volevano, probabilmente, solo esiliarlo ma, in ogni caso, Socrate non avrebbe mai accordato una soluzione di compromesso.
In effetti, mentre era già in carcere ed aspettava che arrivasse per lui l'ora fatale, gli venne prospettata la possibilità da parte di alcuni suoi allievi di fuggire via mare e di andarsene da un'altra parte.
Ma Socrate, ovviamente, rifiutò... Questo avrebbe significato infatti gettare via la coerenza di tutta una vita vissuta moralmente in modo integerrimo, avrebbe depotenziato alla base la natura stessa del suo insegnamento. E dire che i suoi discepoli gli fecero capire che le guardie erano già state comprate, tutto avrebbe potuto svolgersi con la sua fuga come già aveva fatto - precedentemente Protagora - anche se poi andò come abbiamo detto.
Ad ogni buon conto, Socrate - che ribadì di dover rispettare le decisioni di leggi che erano state applicate in modo distorto - cercò di far comprendere come fino all'ultimo istante si sarebbe dedicato insieme a loro alla scoperta degli ultimi grandi misteri ed avrebbe filosofato sino all'ultimo.
Egli morì così malinconicamente per una decisione completamente ingiusta, assunta a maggioranza ma non totale e colpì con la propria coerenza i suoi detrattori facendo assumere ancora più importanza al suo pensiero.
Gli atti d'accusa furono i seguenti: Socrate veniva dichiarato colpevole per non aver riconosciuto gli dei della tradizione e per aver esercitato un'influenza negativa sui giovani.
Ad una solenne e clamorosa ingiustizia, egli rispose con un comportamento che innalza il valore etico-comportamentale del suo insegnamento.
Platone ci dà conto nelle sue opere, "Apologia di Socrate" e "Dialoghi platonici", dell'enorme coerenza granitica e cristallina del suo maestro. Ricordiamo anticipandola una questione su cui torneremo: durante il processo a Socrate venne chiesto se si considerava colpevole od innocente e che cosa proponesse per il suo caso. Egli, anche con un bel po' di provocazione, va detto, suggerì ai Giudici di conferirgli, vita natural durante, un vitalizio...
E su questo ricominceremo...
Prof. Ivo Mandarino
Prof. Ivo Mandarino
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