Qualche breve considerazione sul video di questa mattina circa la necessità del buon frutto che ci arriva dalle esperienze. Con frase di Schopenhauer

Qualche breve considerazione sul video di questa mattina circa la necessità del buon frutto che ci arriva dalle esperienze. Con frase finale di Schopenhauer.

 Proprio questa mattina, dopo aver già atteso a diverse, molteplici attività, giravo un breve video che pubblicavo poi in YouTube, ancora ignaro di diversi "intralci" ed imprevisti sul mio percorso giornaliero, poi risoltisi felicemente ma non senza qualche fatica.

L'intervento, breve, del video, voleva essere un ragionamento che partiva dalla constatazione del fatto che non poche sono le persone che sostengono che bisognerebbe vivere due volte per realizzare al meglio un'esistenza che si potesse qualificare almeno come soddisfacente.

Una prima volta, in effetti, servirebbe per vivere come tutti sappiamo, con le nostre esperienze che ci fanno ragionare - positive o negative che siano - e dalle quali, da tutte, in modo più dolce o con retrogusto più o meno amaro, impariamo.

Da quelle negative, forti o meno forti per intensità emotiva e materiale che siano, infatti, se non altro per quanto sgradevoli e talvolta davvero difficili da sopportare traiamo se siamo almeno moderatamente saggi un insegnamento tale per cui cambieremo per il futuro il nostro comportamento, il nostro atteggiamento, il nostro approccio di fronte alle cose e la nostra reinterpretazione dei fatti che raramente sono per come si presentano ma sono pur sempre frutto, al di là di un'obiettiva oggettività in sé, di interpretazione.

Di quelle positive vorremmo conservare il frutto positivo del buon godimento e della felice beatitudine nella quale ci adagiamo, talora, ma certamente le annoveriamo tra le esperienze da salvare e che vorremmo rivivere e di cui vorremo conservare, ma non solo a livello di atto consolatorio, nei momenti più difficili e complessi della nostra vita che è inevitabilmente fatta di alti e bassi, di periodi più favorevoli e di quelli meno favorevoli. Insorge talora così un'acre nostalgia, talaltra un senso di crudo rammarico, qualche volta pure un senso di smarrimento amaro e quasi di rabbia irrazionale per qualcosa che non si è conservato nel tempo...

Il discorso di fondo è che un'altra vita ci consentirebbe di fare tutto ciò che, per scelta o per costrizione, non siamo riusciti a svolgere e, viceversa, ci consentirebbe, forse, e per lo più di non ricadere più in certe situazioni che ci hanno fatto soffrire... certo, con il senno di poi...quante volte l'abbiamo persino detto o anche solo pensato...

Al termine del mio breve intervento video-filmato concludevo portando come esempio Schopenhauer, il quale come in fondo tutti i filosofi ambiva ad ergersi quale "sacerdote" della sua epoca, una sorta di profeta laico ed educatore, investito di una missione, ovvero quella di aprire gli occhi al genere umano.

Proprio lui che era sì pessimista, soprattutto riguardo al destino ed anche all'esistenza dell'uomo ma ancor più al modo con cui l'uomo si approccia al suo consimile nel consorzio umano. In modo poco saggio, davvero, belligerante com'è in una vita che poi, materialmente, solo una è e, per di più, non si rinnoverà mai.

Proprio lui, il caro, vecchio, un po' bisbetico e brontolone Schopenhauer che, un bel dì, al termine di un alterco con la donna delle pulizie dello stabile dove abitava e che aveva scoperto che sparlava di lui con una vicina di casa, pensò bene (si fa per dire, naturalmente, anzi male...) di spingerla e di buttarla giù dalle scale, venendo poi rinviato a giudizio e condannato, con sentenza passata in giudicato a riservarle, vita natural durante, un vitalizio.

Proprio lui, il caro, buon vecchio Arthur che affermava, senza mezzi termini, di amare assai di più la propria fedele cagnetta al genere umano, lui che, anche per una certa gelosia professionale insultava Hegel che aveva, a sua differenza, le aule sempre strapiene di studenti.

Proprio lui che, è vero, affermava il pessimismo ed una certa acredine verso il genere umano, salvo poi fare una vita mondana tutt'altro che monacale e rinchiusa tra quattro pareti ma semmai piuttosto brillante e soddisfacente.

Ebbene, proprio lui, il caro buon vecchio Arthur Schopenhauer che mi ha sempre incuriosito come pensatore ma che non è mai stato in vetta ai miei interessi filosofici e culturali mi ha pur colpito tuttavia, proprio come oggi, in molti punti del suo pensiero ed una frase rinvenuta in una delle sue opere, per la verità quasi casualmente, mi ha stimolato la riflessione della giornata: "La vita è come una stoffa ricamata della quale ciascuno nella propria metà dell'esistenza può osservare il diritto, nella seconda, invece il rovescio: quest'ultimo non è così bello, ma più istruttivo, perché ci fa vedere l'intreccio dei fili." 

Ecco, da questa frase, su cui l'occhio è caduto praticamente in modo quasi del tutto casuale, unitamente ad una riflessione che già spontaneamente mi sovveniva è scaturito, infine, tutto il pur breve ragionamento del mattino di cui si potrà aver ragione anche tramite quanto dico nel video.

Grazie, buona lettura e buona visione e, per cortesia, non dimenticate di mettere un like e di provvedere all'iscrizione al blog ed al canale. E' tutto gratuito. Grazie, ed alla prossima.

Prof. Ivo Mandarino      

     

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