Estetica filosofica hegeliana. "L'Architettura: il suo sviluppo epocale e le sue rappresentazioni concrete"

 

Il Prof. Ivo Mandarino in due distinte foto, autore di questo post filosofico sul proprio blog.






Estetica filosofica hegeliana. "L'Architettura: il suo sviluppo epocale e le sue rappresentazioni concrete"

Quanto qui riporterò si deve attribuire ad alcune mie ricerche svolte nel periodo universitario che divennero poi parte integrante, opportunamente riviste e corrette, della mia pubblicazione "Tavola rotonda: Cosa possono comunicarsi/ci?", edito da Riflesso, Asti. 

Siamo alle pp. 92-93 del mio testo succitato:"Possiamo intendere il cammino intero dell'arte in generale (ma anche di ogni singola arte) come storico - progressivo in un senso e biologico - evolutivo in un altro. 

Nel primo caso vi è una evoluzione che fa passare l'arte da una fase all'altra e gerarchizza le arti fra loro, oltreché stratificare il cammino dello Spirito Assoluto in ulteriori macro - fasi (Arte - Religione - Filosofia); dall'altra parte, invece è biologico - evolutivo nel senso che il cammino stesso sembra riprendere quello di tutti gli oggetti di natura che vivono una loro fase evolutiva (fase SIMBOLICA), di piena maturità (fase CLASSICA), decadente (ROMANTICA).

Hegel assegna dunque all'architettura, nel sistema delle singole arti, il primo posto dal basso. Da un lato ciò è sminuente per quest'arte ma dall'altro attesta che essa è comunque il punto di partenza di un cammino che porterà a comprendere il manifestarsi dello Spirituale nel mondo ed il suo auto-coscientizzarsi, perciò risulta pur sempre essere una tappa importante.

Essa si colloca in basso perché è pura materialità e dovendo indicare lo spirituale potrà farlo in forma solo allusiva. Ma ciò sarà proprio un difetto o piuttosto non un pregio?

Riferendoci alla storia dell'estetica possiamo vedere come alcuni filosofi abbiano effettivamente rimarcato la caratteristica materiale dell'architettura in negativo: ad esempio Schopenhauer per il quale essa è l'arte meno degna di considerazione perché è il modo più materiale di rappresentare l'Idea.

Inoltre le opere architettoniche non avrebbero, per Schopenhauer, un valore intrinseco perché non conterebbero come opere d'arte in sè e per sè, per la loro bellezza, ma per la visione di chi le osserva e per ciò che suscitano nell'osservatore.

Lo stesso Kant che pure si limita a dividere le arti in tre grosse ripartizioni (a] Parola = eloquenza, poesia; b] figurativa = plastica [architettura], pittura; c] bel gioco delle sensazioni = musica, colorito) parla della plastica come di un'arte che esibisce materialmente oggetti che potrebbero essere in natura e la vede sostanzialmente come non svincolabile dai fini materiali per cui esiste e, dunque, in altre parole la vede come arte adeguata per un certo uso specifico a livello materiale.

Schelling distingue tra arti figurative (al cui interno troverebbero posto l'architettura, ma sempre partendo dal basso, ovviamente, poi seguirebbero nell'ordine il bassorilievo e la scultura, tutte facenti parte della plastica) e le arti della parola (musica e pittura).

Schelling la definisce "musica nella plastica" o "musica concreta" (e crea così un parallelismo tra le arti figurative e quelle della parola).

Più avanti si tornerà su questo parallelismo perché per Schelling vi è una sorta di convergenza tra gli ordini architettonici classici e le forme musicali.

Tornando ad Hegel egli vede per l'architettura il dispiegarsi nel cammino progressivo tipico di ogni arte: essa vive una sua fase simbolica (che è sotto un certo aspetto la più rappresentativa, essendo l'architettura intrinsecamente simbolica), quella classica (ed è quella però in cui sotto un altro aspetto l'architettura, come tutta l'arte, vive il suo momento più alto perché più compiutamente in essa si manifesta lo Spirituale) e quella romantica decadente, perché il suo significato si sta inesorabilmente affievolendo relativamente al rimando spirituale).

Testo rinvenibile nel mio già citato "Tavola rotonda..." alle pp. 92 - 93 e nelle mie ricerche universitarie.

Nella prossima puntata affronteremo altre tematiche o filosofiche o pedagogiche o antropologiche ed etnografiche o psicologiche sussunte da questo mio testo o da altre mie pubblicazioni e ricerche o da altre fonti che saranno opportunamente citate.

Grazie, un caro saluto. Arrivederci a presto.

Prof. Dott. Ivo Mandarino

       


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